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Covid e il dramma delle scuole di danza: ne parliamo con Sabrina Corcione del Real Teatro San Carlo

di Donato Liotto – Il settore delle scuole di danza è tra quelli maggiormente più colpiti dall’emergenza coronavirus. Abbiamo incontrato una professionista del settore, Sabrina Corcione. Un curriculum di tutto rispetto: ballerina classica al Real Teatro di San Carlo di Napoli dove ha frequentato la scuola dapprima come aggiunta e poi in pianta stabile nel corpo di ballo. Parallelamente, ha messo su una scuola a Melito di Napoli.
Le scuole di danza hanno subito danni rilevanti a causa della pandemia, come avete affrontato tutto questo? “Trovo difficoltà a rispondere. La mia è un’attività che nasce da una forte passione, passione che ho coltivato fin da piccola e poi è diventata il mio lavoro. Sono una donna fortunata. Attraverso la mia scuola di danza a Melito di Napoli ho cercato di trasmettere la mia arte a tutti i miei allievi, e col tempo tanti ragazzi oggi lavorano nell’ambito della danza. Ai primi di marzo di questo imprevedibile 2020 accade ciò che non avremmo mai voluto accadesse. Scoppia questa maledetta pandemia e siamo tutti stati costretti a chiuderci in casa e quindi a sospendere le nostre attività”.
In tutto questo periodo avete provato a reagire, a organizzarvi? “Premesso che il colpo è stato veramente duro, noi insegnanti, ma anche tutti gli allievi, siamo rimasti a casa senza il nostro pane quotidiano, per giorni non ho chiuso occhio, pensando il da farsi, lezioni, prove saggio che avremmo eseguito il 29 maggio, ma era tutto fermo”.
In quei giorni quali sono state le tue principali preoccupazioni? “Ho cominciato a percepire che dovevo assolutamente trovare il modo di andare avanti soprattutto per i miei ragazzi che si sono, come me, ritrovati nel buio totale. Li ho contattati tutti, abbiamo iniziato a fare delle video-lezioni per dare a loro comunque un impegno settimanale e poi, avendo anticipatamente percepito da loro delle quote per l’organizzazione del saggio, ho deciso, appena mi è stata data la possibilità, di incontrare a scaglioni tutti i genitori per la restituzione delle quote”.
Quindi, hai agito di coscienza sicuramente. “Certo, inutile dire che è stato un grande sacrificio sia psicologico che economico, in quanto parte delle quote erano già state versate come anticipo per l’organizzazione del saggio: costumi pronti altri in lavorazione, e anche anticipi per la allestimento scenico dello spettacolo”.
Avete provato a riprendere appena vi è stata data la possibilità? “Ci abbiamo provato, purtroppo la maggior parte dei genitori ancora è avvolta dalla paura e quindi non abbiamo avuto la possibilità di riaprire e ricominciare. Un danno davvero grande, non posso quantificare né quello morale né quello economico. La speranza è quella di riaprire come prima, anzi meglio di prima, a settembre”.
Sicuramente le scuole di danza hanno subito gravi perdite, cosa ti auguri per il futuro? “In attesa della riapertura a settembre le spese continueranno ad esserci per mantenere viva la scuola, nonostante il mancato utilizzo. Mi auguro soltanto che, dopo questo momento così duro e di forte paura, possa tutto davvero rientrare. Bisogna essere ottimisti nonostante tutto. Per forza. Approfitto di questa intervista per auspicare pubblicamente che questo virus possa sparire definitivamente, così da avere la possibilità di continuare a trasmettere questa arte meravigliosa nel migliore dei modi. Siamo stati davvero tra i più penalizzati, ma voglio pensare positivo, perché dopo un grande male c’è sempre un grande bene”.
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