“La sentenza contro Berlusconi era sbagliata”, FI chiede commissione d’inchiesta

di Redazione

“Ci sono le prove che la sentenza che condannò Berlusconi al carcere, nel 2013, e che diede il via al declino precipitoso di Forza Italia, era una sentenza clamorosamente sbagliata. E perdipiù c’è il forte sospetto che lo sbaglio non fu dovuto solamente a imperizia dei giudici, ma – forse: scriviamo dieci volte forse – a un disegno politico”. Esordisce così Piero Sansonetti su Il Riformista, che, dopo un’anticipazione data ieri nel programma “Quarta Repubblica” condotto da Nicola Porro, pubblica i documenti in esclusiva, riferendo di importanti novità sul processo Mediaset per frode fiscale, ora alla Corte Europea di Strasburgo.

“Le novità che possono ristabilire la verità”, sottolinea il direttore de Il Riformista, arrivano dalla sentenza del Tribunale civile di Milano che a gennaio “smonta” quella della Cassazione che portò nel 2013 all’unica condanna di Silvio Berlusconi. Il tutto contenuto in un supplemento di ricorso alla Corte Europea presentato dagli avvocati del leader di Forza Italia con delle registrazioni di colloquio del magistrato Amedeo Franco, relatore in Cassazione e che chiese l’assoluzione perché non vi era reato, nelle quali rivela a Berlusconi di “una decisione presa a priori”, “fu un plotone di esecuzione”. Un audio-choc (ascolta qui), dunque, che fa pensare al “complotto della magistratura”, come sottolinea Sansonetti.

L’audio – “In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo”, si sente nelle registrazioni. “Sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente”, dichiarò Franco riferendo voci secondo le quali il magistrato Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che emise la sentenza di condanna nell’agosto 2013, sarebbe stato “pressato” per il fatto che il figlio, anch’egli magistrato, era indagato dalla Procura di Milano per “essere stato beccato con droga a casa di…”. Sempre secondo Franco, “i pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare… si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare”.

Esposito: “Mai subito pressioni” – Nel pomeriggio, tramite una nota, il giudice Antonio Esposito ha affermato di non aver mai “in alcun modo, subito pressioni né dall’alto né da qualsiasi altra direzione”, tanto meno dalla Procura di Milano “con la quale mai ebbe contatto alcuno”. Nella nota, firmata anche dal giudice Claudio D’Isa, si afferma che la sentenza “fu adottata all’unanimità. Il giudice Amedeo Franco prese parte, unitamente agli altri componenti, alla stesura della motivazione, approvata all’unanimità, in un’apposita camera di consiglio di cui venne redatto verbale sottoscritto da tutti i componenti che poi sottoscrissero la motivazione firmando ogni foglio della sentenza”, si legge. Poi, la nota spiega che è “semplicemente falsa, siccome del tutto inventata, la circostanza che il figlio del dottore Esposito – Ferdinando, anch’egli magistrato (ndr) -fosse stato ‘beccato’ in possesso di droga, circostanza mai esistita”. Proprio su quest’ultimo punto è intervenuto lo stesso Ferdinando Esposito, il quale parla di “insinuazioni gravissime e diffamatorie” e smentisce “categoricamente le notizie di stampa gravemente diffamatorie sul conto dello scrivente diffuse, nella giornata di ieri, in primis, dal direttore del Riformista, Piero Sansonetti, poi riprese dal Quotidiano Il Giornale on line, lungamente riprese ed oggetto addirittura di dibattito nella trasmissione Quarta Repubblica in onda ieri sera su Rete 4, riprese, altresì, dal quotidiani il Tempo, il Giornale e Libero””. Secondo Esposito, si tratta di fatti “totalmente inventati, raccontati dallo ‘scoop’ del Riformista, poiché lo scrivente risulta totalmente estraneo, a qualunque titolo e sotto ogni profilo, alle gravissime e diffamatorie insinuazioni, prive di logica”. Il giudice poi annuncia che “per tutelare la propria onorabilità nuovamente intaccata da questa colata di fango, questa volta sotto le mentite spoglie di uno ‘scoop’ di dubbio gusto perché tira in ballo perfino i morti, notoriamente incapaci di “difendersi”, verranno adite tutte le competenti Autorità nei termini di legge”.

Tajani: “Subito commissione d’inchiesta” – “La democrazia nel nostro Paese è stata ferita: chiediamo una Commissione d’inchiesta su quanto è accaduto a Berlusconi e sul cattivo funzionamento della giustizia”, ha detto il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, in una conferenza al Senato. Per l’ex presidente dell’Europarlamento “quella sentenza non è stata sbagliata soltanto per imperizia ma perché c’era una precisa volontà politica di colpire Silvio Berlusconi, leader della più grande forza politica del paese. Visto che non lo si poteva sconfiggere con le elezioni, allora si è cercato di sconfiggerlo per via giudiziaria”. “Qualcuno dall’alto ha pilotato la sentenza e vorremmo sapere chi”, anche perché “colpendo quell’uomo non si è soltanto colpita la persona e la sua famiglia, ma tutti coloro che avevano deciso liberamente di votarlo”. “Questa vicenda – ha detto Tajani – conferma che avevamo ragione quando chiedevamo una riforma della giustizia e la separazione delle carriere”, “il principio della legge uguale per tutti per Berlusconi non è valsa, la legge per lui era diversa rispetto agli altri”. “Quello che facciamo, lo facciamo perché nessun altro debba passare quello che ha passato Berlusconi”.

“Come il caso Dreyfus”- “Il caso Berlusconi è un nostro caso Dreyfus: non vorremmo che a nessun cittadino italiano capiti quello che è capitato a lui”, ha ricordato Tajani facendo riferimento allo scandalo Alfred Dreyfus, il capitano francese, ebreo, che nel 1894 fu accusato e condannato ingiustamente per alto tradimento nonostante fosse innocente. In seguito si scoprì che le accuse erano state costruite a tavolino. A suo favore, si mossero diversi intellettuali dell’epoca, tra cui Emile Zola, con la sua celebre “J’accuse”, una lettera-invettiva per scuotere l’opinione pubblica profondamente divisa sul caso. Successivamente Dreyfus fu reintegrato nell’esercito.

Bernini: “Stupro democratico, ora senatore a vita” – “E’ stata ristabilita la verità storica ma il danno è stato fatto: il governo Berlusconi è caduto per i giudici, c’è stata un ingiuria democratica, è uscito dal Senato dopo aver subito un voto palese, unico voto palese sulle persone nella storia. C’è stata una stortura che non ha eguali nella storia europea: non ho mai visto, se non in dittature sudamericane, obbrobri giuridici come questi”. Lo ha dichiarato Annamaria Bernini capogruppo di Forza Italia al Senato. “Ai tanti giudici non correntisti, dico quello che è stato detto spesso a Berlusconi: non potevano non sapere che si stava compiendo uno stupro democratico – ha aggiunto.  – Ora dovrebbe essere nominato subito senatore a vita. A quelli che dicevano ‘game over’, anche loro devono essere tutelati dalla riforma della giustizia. Abbiamo i testi pronti per dare pari dignità all’accusa e alla difesa, con la separazione delle carriere”.

Renzi: “Fare chiarezza su contenuto audio”” Sulla vicenda è intervenuto anche Matteo Renzi. “Non so quanto ci sia di vero in ciò che è uscito a ‘Quarta Repubblica’: un magistrato della Cassazione che ha firmato quella sentenza espone dubbi molto forti sulla fondatezza giuridica di quella decisione. Non so dove sia la verità ma so che un Paese serio su una vicenda del genere – legata a un ex presidente del Consiglio – non può far finta di nulla. Non ho mai appoggiato i Governi Berlusconi e Berlusconi non ha mai votato la fiducia al Governo Renzi (a differenza di altri governi anche di centrosinistra): quindi, per me Berlusconi è un avversario politico. Ma, proprio per questo, – ha sottolineato il leader di Iv – è doveroso fare chiarezza su cio’ che esce dagli audio di quella trasmissione e nessuno può permettersi il lusso di far finta di niente”.

Salvini: “Processo farsa” – Solidarietà a Silvio Berlusconi giunge anche da parte del leader della Lega, Matteo Salvini: “Dopo le intercettazioni di Palamara contro il sottoscritto, spunta un altro audio di un magistrato che ammette l’uso politico della Giustizia: solidarietà a Silvio Berlusconi per il processo farsa di cui è stato vittima. È l’ennesimo episodio che ci ricorda la necessità di una riforma profonda”, le sue parole.

Avvocato Coppi: “Sempre sorpreso da quella sentenza”“Sono sempre stato sorpreso da quella sentenza. Una decisione che andava contro la giurisprudenza”. Lo ha affermato l’avvocato Franco Coppi, uno dei difensori di Berlusconi, commentando gli audio del relatore della sezione feriale della di Corte di Cassazione, Amedeo Franco (morto nel maggio dello scorso anno) che condannò Berlusconi per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset. Franco negli audio definì il processo un “plotone d’esecuzione” sostenendo che quella vicenda “fosse stata guidata dall’alto”.

Protesta di Forza Italia alla Camaera – Sospesa alla Camera dopo che il gruppo di Fi ha esposto in aula dei cartelli con su scritto “Verità per Berlusconi” e “Giustizia per Berlusconi”. Il vicepresidente di turno Ettore Rosato ha sospeso i lavori dell’assemblea. Intanto, i profili ufficiali dei gruppi di Camera e Senato di Forza Italia hanno lanciato gli hashtag #veritàperBerlusconi e #nousopoliticogiustizia.

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