Fase 2, la “convivenza” con il Covid coincide con l’aumento dei prezzi

di Carlo Achille Caiazzo

Un po’ ovunque, in Italia, la fase 2 post-pandemia di convivenza con il Covid-19 ha dato corso certamente a una ripresa delle attività, ma si è assistito a un arbitrario e assurdo rincaro di alcuni prodotti di consumo e di prezzi praticati al pubblico, che sta fortemente rischiando di rendere la devastante crisi economica e sociale provocata dalla Sars-CoV-2 ancora più amara e dolorosa per tutti. In effetti, seppure con qualche apprensione, la riapertura di aziende, la circolazione più libera, di negozi ed esercizi commerciali ha avviato a un “nuovo” ciclo di vita economico-sociale e produttivo, che i cittadini hanno accolto con favore ed entusiasmo, poi tutto è risultato più preoccupante per l’emergere, soprattutto, di una crisi per certi aspetti ancora più inquietanti, e, per l’amara constatazione, in diverse circostanze, di una chiara tentazione di applicare aumenti a consumatori e utenti, ritenuti per nulla giustificati.

Al riguardo, benché non sia stato del tutto imprevisto, molte persone hanno dovuto constatare che, all’atto di riprendere la normalità degli abituali percorsi di vita, si sono ritrovate di fronte a una raffica sgradevole di aumenti, a livello quasi generalizzato, a volte con entità e modalità piuttosto gratuite: dai bar a negozi e supermercati, dai barbieri e parrucchieri ai centri e servizi per la cura della persona ed estetiste, e così via. In poche parole, i cittadini si sono amaramente imbattuti in un’incredibile ondata di assurdi rincari, che ormai in questi giorni stanno colpendo utenti e acquirenti, al punto da essere definiti in maniera molto beffarda per la comunità: la “tassa Covid-19”. È noto, altresì, che, all’indomani del 18 maggio scorso, in qualche occasionale scontrino fiscale, è persino spuntato una sorta di balzello aggiuntivo denominato “contributo Covid-19”, per cui è il tempo che, di fronte a tante sofferenze e dolori, numerose famiglie in ginocchio, le Istituzioni e le autorità preposte, da un lato, abbiano impegno e responsabilità condivisi per un assetto prioritario nel mettere in atto misure idonee e risorse per rilanciare e sostenere il commercio, i settori produttivi, specialmente quelli definiti strategici; e, dall’ altro, presto agiscano, con scelte e decisioni forti, provvedimenti opportuni, e doverosi controlli ovviamente, sia a livello nazionale che locale, allo scopo di contrastare un inaccettabile aumento dei prezzi e monitorarne con attenzione la tendenza.

Per questo, in una situazione di vera ricostruzione sociale, civile ed economica, che dovrebbe portare a interrogarsi tutti sul sistema Paese in maniera da poter offrire altre opportunità per chiudere presto un disastro epocale, in primis degli organi di governo, diversamente sarebbe forte il rischio di creare enormi danni non solo alla comunità sociale, bensì alla ripresa stessa di un’economia duramente colpita, poiché la pandemia globale ha cambiato la vita di tutti e imposto sacrifici con forte impatto sugli atti quotidiani di ogni singolo e il modo di vivere delle famiglie, di cui molte in ginocchio. Dopo un lungo periodo di quarantena, in cui tutti o quasi ritirati in casa, per l’imposizione di un rigoroso lockdown, invece di uno sforzo straordinario e collettivo, da una parte, si è assistito che aziende e negozianti, e taluni non hanno avuto la forza di aprire le saracinesche con esiti negativi sull’occupazione, hanno dovuto far ricorso a costi aggiuntivi fino a qualche mese fa impensabili, dalle spese per sanificazione di locali, spazi e ambienti; e, dall’altra, alcuni esercizi e rivenditori hanno pensato di ovviare a una complessa problematica quale un tracollo pesante del fatturato, mettendo mano al listino e tariffe, attraverso l’aumento dei prezzi.

La problematica si è avvertita ancora di più, risultando in maggior misura più amara, giacché lo spaventoso tsunami, che si è abbattuto con particolare violenza su tutto, ha peggiorato, e in maniera terribilmente molto più grave, il crollo economico, occupazionale e sociale in un periodo in cui la gente ha pochi soldi da spendere, oppure non ne è proprio, alla luce di un’emergenza davvero molto complessa, tanto da essere comparata alla fase di ricostruzione storica del 1946. Tutto ciò e la mancanza di lavoro hanno ulteriormente accresciuto lo stato di povertà milioni di persone nel nostro Paese, al punto che, secondo l’Istat, in Italia cittadini indigenti o bisognosi sarebbero ormai circa 5 milioni. Al di là di numerose segnalazioni che, in Italia, hanno tempestato le Associazioni a difesa dei consumatori in ordine alla crescita dei prezzari, chiunque si sia recato da un rivenditore a fare la spesa di taluni prodotti più diffusi per l’igiene della persona o dell’ambiente, oppure in esercizi o centri per le attività legate alla cura della persona, ha dovuto strabuzzare gli occhi nel riscontrare una ventata di incrementi di prezzi del tariffario e dei costi di beni, di cui ormai vengono quotidianamente utilizzati dalla popolazione per meglio difendersi dalla pericolosa infezione virale. Negozianti ed esercenti hanno provato a difendere i rincari affermando di dover far fronte a spese impreviste e coprire oneri aggiuntivi, che hanno dovuto corrispondere per misure igieniche, sanificazione degli ambienti, ridotta accettazione della clientela dovuta al distanziamento sociale, nonché le necessarie norme da rispettare.

Purtroppo, in concomitanza con il momento topico di riapertura delle attività, un’assurda raffica di aumenti di prezzi e tariffe, rispetto alla grave situazione sia economico-sanitaria che sociale, potrà solo avere un effetto valanga su tutto il carrello della spesa, in quanto i rialzi, ritenuti per lo più molto discutibili e ingiustificati, potranno determinare non solo un aumento di costi di tante merci e grosse problematiche a livello sociale, bensì anche cagionare conseguenti difficoltà a quelle attività economiche, che continuano a operare con trasparenza e correttezza, senza approfittare della grave crisi economica e sanitaria. Come segnalato allora da autorevoli economisti, c’è necessità di evitare ciò che si è verificato nelle ultime settimane, oltre al rincaro di prodotti, possa ripetersi in situazioni assurde, quali mancanze, o incredibili difficoltà nel rinvenire alcuni beni, di cui taluni essenziali, soluzioni di alcool, guanti monouso, mascherine, gel e disinfettanti per le mani, visiere protettive, detergenti per la pulizia ambienti e l’igiene personale, la protezione individuale.

E, insieme alla forza e al coraggio di segnalare tentativi speculativi, per contenere un assurdo aumento dei prodotti, occorre che siano vagliate quelle situazioni, per nulla motivate, monitorando l’andamento nel tempo dalla Guardia di Finanza, dalle Forze dell’Ordine e Polizia locale, attraverso la tecnica di poter incrociare i costi dei prodotti fatturati e quelli venduti al dettaglio e ingrosso. L’impatto della Sars-CoV-2, infatti, si è presentato ancora come un mostro molto più duraturo e rovinoso per tutti, con crescente rabbia e disperazione dei cittadini; di certo, non potranno essere, ancora una volta, gli strati sociali più deboli e le famiglie a pagare le conseguenze di una pandemia devastante, tanto più molti prodotti sono vitali per la vita delle persone, la tutela della salute e ripresa delle stesse attività sociali e produttive.

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