Coronavirus, Comunità Solidale Aversa chiede Unità Speciali Continuità Assistenziale in Asl campane

di Redazione

“Il decreto legge numero 14 del 9 marzo 2020 ha disposto l’istituzione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) – 1 per ogni 50mila abitanti – per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da coronavirus, che non necessitano di ricovero ospedaliero. Nello specifico, il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta o il medico di continuità assistenziale, a seguito del primo triage telefonico, devono comunicare all’Usca il nominativo e l’indirizzo dei pazienti per lo svolgimento delle specifiche attività.

“Il nostro auspicio è che tutte le Asl della Regione Campania, con reclutamento su base volontaria di personale sanitario, costituiscano al più presto le Usca”, dichiarano in una nota gli associati di Comunità Solidale Aversa, movimento di impegno sociale e formazione di cultura politica. “Il Coronavirus porta molte persone ad arrivare in pronto soccorso con situazioni pregresse di febbre, tosse, dispnea e altre tipologie di malessere. La tempestività nei controlli, il monitoraggio e il possibile ricorso a trattamenti sono essenziali anche per tentare di arrestare il processo infiammatorio dei polmoni che, in alcuni casi, precipita rapidamente nella sua forma più grave, irreparabile e mortale. Quindi, gli obiettivi della procedura con le Unità Speciali di Continuità Assistenziale sono: cercare di ridurre la durata e la gravità della malattia; alleggerire il carico dei pronto soccorso; intercettare precocemente e il più rapidamente possibile le persone che possono evolvere verso l’insufficienza respiratoria. Principali destinatari saranno primariamente quelle persone che, per età avanzata o per quadro clinico fornito dal medico di famiglia, potrebbero evolversi in modo più problematico”, dichiarano l’ex senatore Lucio Romano (medico e presidente di Comunità Solidale) ed Ercole Rossi (anestesista rianimatore e associato di Comunità Solidale).

“È utilissimo che medici e infermieri dell’Usca – prosegue la nota – debitamente attrezzati e protetti con i dovuti Dispositivi di Protezione Individuale, possano recarsi nelle abitazioni dei malati per: controllare lo stato di salute; effettuare diagnosi di coronavirus; determinare la saturazione dell’ossigeno nel sangue (con pulsossimetro); praticare eventualmente l’ecografia al torace; fornire i farmaci necessari sotto controllo medico. Sarebbe auspicabile, inoltre, il ricorso ad autoambulanze dedicate e attrezzate allo scopo anche per alleviare il lavoro ordinario della rete 118”, concludono Romano e Rossi.

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