Aversa, la scuola “Parente” dopo l’atto vandalico: “Non ci arrendiamo, pronti a rispondere!”

di Redazione

Aversa (Caserta) – All’indomani dell’atto vandalico che, in un momento di sospensione delle attività didattiche dovuta all’emergenza coronavirus, ha visto vittima la scuola “Parente” (leggi qui), l’istituto comprensivo, in una lettera aperta, sfoga tutta la propria rabbia ma fa sapere di non volersi arrendere. Anzi: dirigenza, docenti, personale scolastico sono “pronti a rispondere”.

Riceviamo e pubblichiamo: “Un grido soffocato di dolore, una forte stretta al cuore, una tristezza dilagante. Questo (e molto altro ancora), si avverte quando tutto ciò che hai provato a costruire con il tempo crolla, distrutto da una furia cieca che non avevi previsto. Ti mancano le energie, resti sbigottito in un silenzio scuro e profondo, perché non riesci a darti una minima spiegazione plausibile. Nel percorrere quei corridoi che hai solcato migliaia di volte, avanti e indietro, spesso di corsa, non riesci ad essere certo di ciò che vedi: alcune delle aule della tua scuola – riempite da ore di lezioni, da sorrisi sinceri e da sguardi indiscreti, dal vociare infinito e magnetico di tutti gli studenti transitati – sono state brutalmente sconquassate, sfasciate dagli effetti di una cattiveria evidente e ingiustificata, che non ammette alcuna ragionevolezza, e che reca in sé tutti i tratti di uno scempio culturale e ideale, prima ancora che materiale.

La Scuola, nell’immaginario collettivo di tutti noi docenti e addetti ai lavori, non è solo un ammasso di banchi, sedie e lavagne multimediali. No di certo. Pur se imperfetto, la Scuola funziona come un organismo vivo e pulsante, fragile e complesso allo stesso tempo, che ha necessità di essere curato e alimentato costantemente; è il mezzo necessario ad innescare quel ‘gioco di vita’ essenziale, il cui risultato è scoprirsi non più fanciulli, né adolescenti, ma donne e uomini pensanti, decisi e coraggiosi. Ma la Scuola, però, è anche casa, famiglia, affetti e valori: ogni giorno migliaia di docenti, dirigenti, amministrativi e personale di pulizia, controllo e sicurezza a qualsiasi livello, appongono in silenzio, e con tutta la delicatezza della loro azione didattica, disciplinare o burocratica, il loro piccolo-grande tassello, per far sì che questo puzzle comune abbia finalmente un senso.

E quando l’intelligenza cede il passo alla violenza, quando nella crisi di una pandemia mondiale si trova il tempo per attaccare una scuola indifesa, priva della sua linfa vitale, allora questo si chiama fallimento. Sociale, umano, prima ancora che istituzionale o formale. Un fallimento che lascia perplessi, una sconfitta che si innerva nei muscoli e nelle midolla di questo nostro tessuto sociale, del quale una piccolissima parte, molte volte, si arroga il diritto di uscire dal seminato, di spegnere la luce delle regole e della logica. Un atto così stupido e inutile non vuole arrivare a nulla, e non ha praticamente alcun senso: solo, provocare il caos, generare scompiglio, lasciare in calce (anzi, in spray) la propria indegna firma e, forse, far passare il messaggio che questo strenuo baluardo di difesa culturale non esista più, che non sia più in grado di generare bellezza, che non sia più utile alla crescita degli individui del domani.

Non è così, e non lo sarà mai, finché anche un solo respiro inonderà i nostri polmoni. Anche se un gesto così vile acceca il cuore, anche se atterrisce, così tanto che sembra che il piccolo barlume di luce e di speranza rimasto si stia lentamente spegnendo, noi non ci arrenderemo. Siamo pronti a rispondere, pronti a procurarci le armi più forti per vincere questa ignobile guerra al ribasso: il rispetto per tutti, la solidarietà e la coerenza nelle azioni. Resteremo al nostro posto, imperturbabili e fieri, in difesa nostra, ma anche di tutti coloro che cercano di costruire il loro futuro imparando a sperare tra questi banchi, vecchiotti ma sempre nuovi e ricolmi di fiducia.

In difesa, poi, di tutti quei genitori che ci affidano i loro ragazzi e i loro sacrifici, che con il sorriso affrontano le difficoltà di tutti i giorni. In difesa, e a tutela, di tutte quelle lacrime che sono state versate da chi ha contribuito alla crescita di questo nostro patrimonio ideale, perché non si sgretolasse e andasse in fumo. In difesa di tutte le altre lacrime che, forse, verseremo. Nonostante tutto, il nostro obiettivo rimane sempre lo stesso, più forte e granitico che mai: lavorare senza sosta restando qui, al nostro posto, perché tutte siano ben presto tramutate in lacrime di speranza e di gioia. Per noi, non finisce qui!

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