Cosenza, imprenditore ucciso perché si oppose al pizzo: dopo 40 anni arrestati i responsabili

di Redazione

Gli uomini della sezione operativa Dia di Catanzaro, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, con il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto procuratore Vito Valerio, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere emessa dal Tribunale di Catanzaro, nei confronti di Mario Pranno, 64 anni, e Francesco Cicero, di 69, in quanto ritenuti gravemente indiziati di concorso, a vario titolo, nell’omicidio dell’imprenditore Santo Nigro avvenuto il 18 novembre 1981 a Cosenza. I destinatari della misura sono figure storiche di rilevo della criminalità organizzata cosentina.

Le indagini hanno consentito di ricostruire che l’efferato crimine, nel corso del quale rimase ferito ad una gamba anche un figlio della vittima, portato a compimento la sera del 18 novembre 1981 all’interno di un negozio di proprietà di Nigro in fase di ristrutturazione sito in via Popilia 144, fu deciso dai vertici del clan Perna-Pranno, in quanto Nigro si era rifiutato di aderire alle reiterate richieste estorsive del gruppo ‘ndranghetista.  La morte di Nigro doveva servire quindi al clan per riaffermare il proprio potere e costituire un monito per gli altri commercianti affinché non seguissero l’esempio di Nigro.

In quel particolare periodo storico la città e la provincia Bruzia erano sconvolte dalla guerra tra i clan Perna-Pranno e Pino-Sena e il clan Perna-Pranno aveva sottoposto ad estorsione tutti gli imprenditori ricadenti nella propria zona d’influenza per garantirsi le risorse economiche per fronteggiare il clan Pino-Sena. Diversi sono stati i collaboratori che hanno riferito sull’omicidio Nigro, collaborazioni tutte concordanti sia sul movente che sui mandanti, e lo stesso Mario Pranno si era assunto la paternità dell’omicidio oggetto dell’odierna ordinanza, nel corso del breve periodo della sua collaborazione con la giustizia, iniziato durante il maxi processo “Garden” e conclusasi nel 2000 con la sua fuga da località protetta.

In quel momento storico Mario Pranno era uno dei capi più violenti del gruppo Perna-Pranno, così come poi riconosciuto dalla sentenza irrevocabile del maxiprocesso Garden che lo condannerà a 20 anni di reclusione, con il riconoscimento anche la speciale attenuante per i collaboratori di giustizia prevista dalla normativa, sebbene lo stesso abbia deciso, poi, di interrompere la sua collaborazione nel marzo del 2000, fuggendo da una località protetta. La sua fuga ebbe termine il successivo 22 dicembre 2000 con il suo arresto in un appartamento del quartiere di San Vito a Cosenza, sua vecchia roccaforte. Il lungo periodo di detenzione in carcere, allora iniziato, cessava con la sua scarcerazione nel mese di giugno del 2015.

Insieme a Pranno è stato tratto in arresto anche Francesco Cicero che aveva fatto da palo ai killer, come riferito dai tutti i collaboratori di giustizia. Francesco Cicero, detto “il pirata”, è fratello di Domenico, detto “Micuzzo”, che dopo il processo “Garden” assumerà la reggenza del gruppo Perna-Pranno.

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