Crisi Iran-Usa, militari italiani in Iraq ridislocati: “Ma la missione continua”

di Redazione

Non c’è “nessuna ipotesi di ritiro dei militari italiani dall’Iraq”. E’ quanto precisa il ministero della Difesa dopo l’escalation seguita all’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qassem Soleimani in seguito a un raid delle forze militari statunitensi. Alla Difesa precisano che si sta pianificando una “parziale ridislocazione degli assetti fuori Baghdad” ma questo “non rappresenta un’interruzione della missione” italiana.

Intanto, sono almeno 50 le persone uccise e oltre 200 quelle ferite nella calca ai funerali di Qassem Soleimani a Kerman, in Iran. Lo ha detto alla televisione di Stato il capo dei servizi d’emergenza. E continuano le intimidazioni dell’Iran: “Se le forze americane pensano di rimanere tranquilli nelle loro basi, distruggeremo sia queste che i loro occupanti. In effetti, sperano di sfuggire alla nostra vendetta e chiudere le porte, ignari che l’Iran aprirà per loro la porta dell’inferno”. Lo ha detto il segretario del Supremo ammiraglio del Consiglio di sicurezza nazionale iraniano Ali Shamkhani, citato da Farsnews.

La Cina, nel frattempo, ha sollecitato gli Stati Uniti ad annullare la decisione di negare il visto al ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, intenzionato a partecipare al Consiglio di sicurezza dell’Onu di giovedì. “E’ un impegno internazionale degli Stati Uniti quello di rilasciare i visti e di assicurare altri servizi ai delegati di altri Paesi in vista delle conferenze Onu come ospitante delle Nazioni Unite”, ha notato il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, durante la conferenza stampa quotidiana.

Ai paracadutisti Usa vietati telefono e laptop – I paracadutisti americani inviati in Medio Oriente in queste ore non potranno utilizzare cellulari, laptop  e tablet. Lo hanno reso noto le autorità dell’82esima divisione aviotrasportata, secondo quanto riportato da Army Times. La decisione è stata presa per garantire la segretezza operativa ai 3.500 uomini della Prima brigata, partiti per il Kuwait a causa della crisi iraniana. La misura serve anche a evitare potenziali attacchi informatici. Il colonnello Mike Burns, portavoce della divisione, ha ammesso che la decisione è inusuale dato che molti militari impiegati all’estero hanno già telefonini ed altri apparecchi elettronici. Ma il provvedimento , ha spiegato, è stato adottato perché gli appartenenti alla 82esima divisione fanno parte della forze di risposta rapida e non si deve sapere dove sono stati inviati.

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