Coronavirus, casi sospetti a Napoli e Pistoia. In Cina i morti salgono a 106

di Redazione

Dopo il falso allarme dei giorni scorsi (solo una banale influenza per una donna dello Sri Lanka), da Napoli arriva un nuovo caso sospetto caso di coronavirus, il virus comparso a fine anno in Cina. Un giovane di 28 anni, proveniente dalla provincia di Hubei, non molto distante dalla città di Wuhan, da dove lo scorso 31 dicembre ha fatto la sua prima comparsa il virus, è ricoverato a Napoli. L’uomo, di nazionalità cinese, è stato trasportato prima al pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini con febbre alta e difficoltà nella respirazione, poi è stato trasferito all’ospedale Cotugno dove sono già attivi i protocolli per i casi di emergenza da coronavirus.

Un altro caso sospetto in Italia si è registrato a Pistoia dove una 53enne cinese, anche lei proveniente da Hubei, mentre era ferma in una stazione di servizio a Serravalle Pistoiese con una comitiva di connazionali in gita, a bordo di un bus diretto a Lucca, ha accusato una sintomatologia simile a quella del coronavirus, con lieve rialzo febbrile, ed è stata trasportata al San Jacopo di Pistoia dove sono state attivate tutte le procedure del caso. Intanto, in Cina i casi accertati sono saliti a 4.515 rispetto ai 2.744 di lunedì 27. La commissione ha confermato 26 nuovi decessi, arrivati a quota 106 totali. Il governo ha chiuso scuole e università e messo in isolamento 40 milioni di persone. Un caso accertato in Germania, a Monaco, riguardante una donna che sarebbe stata nella “zona a rischio” in Cina. Con 14 contagi accertati, la Thailandia è il Paese con il maggior numero di casi di coronavirus dopo la Cina, nonché la principale destinazione dei turisti cinesi nella regione. Cinque dei sei nuovi casi di contagio riguardano persone della stessa famiglia, di età compresa tra i 6 e i 70 anni, arrivate dalla provincia cinese dello Hubei, dove si trova la città di Wuhan, epicentro dell’epidemia. Il sesto nuovo paziente, invece, è arrivato in Thailandia da Chongqing, nel Sud della Cina.

Per quanto riguarda il caso a Napoli, Maurizio Di Mauro, direttore generale della struttura ospedaliera, rassicura: “Il nostro ospedale è il più importante del Sud per le malattie infettive, siamo pienamente in grado di gestire la situazione anche da soli. Abbiamo due stanze di isolamento e siamo assolutamente pronti ad affrontare qualsiasi emergenza. Siamo un pronto soccorso attivo 24 ore al giorno e ci sono tante persone che chiedono informazioni. La mascherina? E’ eccessivo. Bisognerebbe entrare in contatto con una persona contagiata per circa 14 giorni per far si che il virus si diffonda. Parliamo di un virus per cui non esiste un vaccino, per questo c’è la possibilità anche di decesso”. “Rispetto a quello che si è verificato con la Sars – aggiunge Di Mauro – oggi tutte le parti del mondo si sono dotate di sistemi di controllo così importanti che sarebbe davvero difficile la diffusione del virus. La Cina ha messo in isolamento 40 milioni di persone. I criteri di prevenzione sono quelli che si adottano per una banale influenza, come il lavaggio delle mani. Siamo un pronto soccorso attivo 24 ore al giorno e ci sono tante persone che chiedono informazioni. La mascherina? E’ eccessivo. Bisognerebbe entrare in contatto con una persona contagiata negli ultimi 14 giorni per far sì che il virus si diffonda. Parliamo di un virus per cui non esiste un vaccino, per questo c’è la possibilità anche di decesso”.

Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl Napoli 1, fa sapere: “E’ partita una macchina organizzativa importante, che vede dei protocolli ben organizzati in tutto il mondo. L’Europa, e anche l’italia, hanno già messo in campo delle procedure che possono verificare l’arrivo del virus. La Commissione Sanitaria, nel 2019 aveva già segnalato una particolare polmonite. Dopodiché il 21 gennaio si sono verificati dei casi più globalizzati, quindi l’Oms ha iniziato a prendere provvedimenti. I tempi sono stati giustissimi. Il ministero della Salute ha trasmesso una circolare. L’Asl Na 1 ha individuato i dispositivi in generale, ha trasmesso ai dipendenti delle linee guida per l’accettazione dei pazienti e, con il 118, ha messo in campo dei protocolli, perché anche in prima linea è importante dire ai nostri dipendenti come comportarsi, onde evitare il contagio”.

Sulla possibilità di una psicosi, Verdoliva sottolinea: “Questi sono momenti molto delicati per chi ha delle patologie di base che, sommate ad una semplice influenza, possono dare dei problemi. Una bronchite, una polmonite, che possono essere una complicazione di un’influenza, fanno venire il dubbio ‘e se fosse il Coronavirus?’. Si sta mettendo in campo tutto ciò che è prevenzione e controllo, così da evitare che la patologia si introduca nel territorio, ma anche se accadesse, stiamo lavorando assieme per far fronte al virus. Dobbiamo solo stare attenti a non sottovalutare questa cosa”.

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