“Blue Bolero”, Rois Carolus racconta il suo nuovo album

di Redazione

“La musica mi ha sempre accompagnato fin dalla più tenera età; la definisco una madre”. Sono queste le parole di Carlo Siragusa, in arte Rois Carolus, musicista che ha inciso l’album “Blue Bolero, pubblicato da “Sorridi Music” dal cantante e discografico Jo Conti ed edito da “Magilla Spettacoli”. Artista apolide, membro del direttivo dell’accademia di alta formazione musicale “Ergo Cantemus” di Tivoli, appassionato di musicisti come Mozart, Bach, Vivaldi e Beethoven; Rois sin da piccolo si è lasciato trasportare dai suoni naturali che emette la vita, fino a comporre lavori più organici dallo stile meticciato tra musica barocca, jazz ed elettronica in cui il piano insieme a contrabbasso e batteria si imbattono soventi viole, violini, violoncelli, flauti ed ottoni.

Ha pubblicato diversi album, tra cui “Sonora”, “Jazz Suite Baroque”, “Jazz Apologies” e l’ultimo “Blue Bolero”. Punta di diamante di quest’ultimo lavoro è l’emozionante brano “Jesus’s return”. Ho immaginato, – dichiara Roiscome scritto anche nel Dettato Evangelico, che Gesù tornasse all’improvviso, come un ladro nella notte e si trovasse davanti tutta la storia degli uomini dopo di Lui. Il solo di sax che si staglia sul tappeto ritmico e condivide lo spazio rarefatto col pianoforte è proprio il suo pianto. La clip del brano infatti è incentrata su una delle tragedie più devastanti dell’umanità: la grande guerra”.

Di cosa tratta il suo ultimo album? Blue Bolero è un album molto intimo e riflette ciò che ho dentro; i suoni sono voci che esprimono sentimenti e passioni. Blue Bolero è una fotografia in bianco e nero della nostra epoca, un fotogramma essenziale ed a fuoco circa i mali che affliggono i nostri giorni. Ho lasciato che il sassofono fosse il banditore di questi temi e avesse la luce su di lui per non distrarre l’ascoltatore dalle sue ‘parole’: quindi un album di denuncia circa il male che l’uomo sta facendo al mondo e a se stesso. Vita e musica: cosa le unisce? Non trovo nessuna separazione. La vita è musica. Inoltre io non la definisco una professione, altrimenti il musicista od il pittore come lo scrittore sarebbero impiegati. L’artista è un medium, un’antenna che si pone tra un mondo materiale ed uno spirituale. Il risultato è l’opera d’arte che ha sempre qualcosa di soprannaturale. 

Melodia che fa emozionare: secondo lei, qual è la chiave per la comprensione di un testo senza parole? La musica è un linguaggio, quello che si definisce strumentale, in realtà, è un parlato in suoni. La canzone, come la intendiamo adesso, viene dai trovatori provenzali che erano in fondo dei cantastorie. Da quel momento, l’uso popolare di cantare la vita e le proprie esperienze ha portato al prodotto canzone. La musica è l’unica lingua intellegibile da tutti facile da ascoltare, più difficile invece scriverla e parlarla bene. 

Quali sono i suoi progetti futuri? Sto lavorando ad un nuovo progetto che vedrà luce agli inizi del prossimo anno. Ho scritto diversi brani sempre cercando vie diverse e non ripetendo mai quello che ho già detto. Non mi sento di lavorare a scadenza ma quando ho qualcosa da dire. Cosa si aspetta dall’album “Blue Bolero”? Ho creduto e credo molto in questo lavoro. Devo dire che a moltissimi è piaciuto, sia per la sua intima voce, sia per i suoi colori e la particolarità del costrutto musicale. Mi ha aperto nuove strade e sono sicuro che arriverà al cuore di tantissimi. Sotto questo punto di vista mi aspetto moltissimo e sono grato a tutte/i coloro che mi hanno supportato ed incoraggiato in questo periodo e per questo album. 

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