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Messina, ricostruiscono clan mafioso: arrestati 5 ex pentiti
Sono tornati a Messina, hanno ricostruito la cosca, si sono armati e hanno ripreso il controllo del territorio dedicandosi agli affari illeciti di sempre: estorsioni e traffico di droga. Scoperti dalla Polizia, oggi sono stati arrestati cinque ex pentiti della mafia messinese. Si tratta di Nicola Galletta, Gaetano Barbera, Salvatore Bonaffini, Pasquale Pietropaolo e Antonino Stracuzzi (che risponde solo di detenzione e porto di armi).
L’inchiesta – condotta dalla Squadra mobile e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, guidata da Maurizio De Lucia – ha portato in tutto a 14 misure cautelari (13 in carcere e una di arresti domiciliari) ed è nata un anno fa quando la polizia ha scoperto che un gruppo di ex pentiti messinesi, protagonisti di spicco dei clan negli anni ’80 e ’90, erano tornati in città dopo aver espiato la pena e aver concluso il percorso di collaborazione con gli inquirenti.
A Messina gli ex collaboratori di giustizia hanno dato vita a una cellula di Cosa nostra con l’obiettivo di riconquistare il territorio e tornare al potere. Intercettazioni, pedinamenti e analisi dei traffici telefonici hanno accertato l’esistenza di due organizzazioni criminali, una di tipo mafioso, l’altra con il principale scopo di trafficare in droga, legate tra loro da interessi illeciti comuni. Alcuni componenti della cosca mafiosa facevano parte anche dell’organizzazione criminale di trafficanti di droga.
Le organizzazioni “sorelle” avevano assunto un ruolo negli ambienti criminali tale da incidere sulle dinamiche del malaffare messinese. Per decidere gli affari gli associati si incontravano in un ristorante del centro, gestito da uno degli ex pentiti. Alcuni degli indagati sono stati protagonisti di un’estorsione nei confronti del titolare di un’associazione culturale messinese che, minacciato con danneggiamenti, è stato indotto a dimettersi. L’inchiesta ha accertato decine di episodi di spaccio di droga. Le organizzazioni criminali, inoltre, avevano la disponibilità di grossi quantitativi di armi. IN ALTO IL VIDEO
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