Aversa, chiesa di San Domenico ristrutturata ma chiusa: “E’ come se fosse ammalata”

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Chiesa di San Domenico, interviene il vescovo Angelo Spinillo. Il portone d’ingresso è praticamente sempre chiuso ad eccezione della mezz’ora o poco più di domenica mattina per celebrare la messa. Una decisione che vanifica i sacrifici sia fisici che economici di decine e decine di volontari che ne hanno permesso l’apertura dopo una chiusura durata quaranta anni. Voci insistenti parlano di una volontà del rettore della chiesa, don Clemente Petrillo, di tenerla chiusa per non danneggiare la frequenza della cattedrale dove è parroco. Solo illazioni, ovviamente, che coinvolgono anche la Congrega dell’Arciconfraternita del Santissimo Rosario, che aveva in custodia la chiesa di San Domenico.

In questo scenario, infatti, praticamente dal giorno dopo la riapertura della chiesa, il vescovo Spinillo ha commissariato la Congrega, nominandone commissario l’avvocato luscianese Ernesto Pagano, nipote di un defunto monsignore locale. Tante le chiacchiere e le polemiche da costringere il vescovo Spinillo ad intervenire.  “Posso precisare – ha dichiarato il pastore normanno – che la Congrega del Rosario è commissariata per difficoltà interne che non hanno permesso di dare efficace organizzazione al direttivo”. E, per quanti ipotizzano che il commissariamento sia dovuto a motivi economici, soprattutto in considerazione della circostanza che vede l’Arciconfraternita gestire diverse centinaia di loculi all’interno del cimitero cittadino, con un discreto giro di denaro tanto da mettere a disposizione trentacinquemila euro per il restauro della chiesa, Spinillo continua: “Ovviamente, si verificheranno i conti, ma al momento non ci sono sospetti di irregolarità. I 35mila euro sono stati dati dalla Congrega all’associazione I Normann, che ha curato il restauro della chiesa, il cui importo totale è stato di circa 80mila euro”. “Infine, – conclude il vescovo chiarendo i ruoli nella vicenda dell’apertura di San Domenico – la gestione della chiesa è nella responsabilità del Rettore”.

Uno scenario squallido quella chiesa chiusa, posta in quella che è la piazza, tra quelle esistenti, più antica della città sulla quale, non a caso, si affacciano l’antico palazzo di città, il Sedile di San Luigi e la storica Pretura. Pesante il giudizio di uno dei volontari che hanno reso possibile la riapertura dopo lo scempio e l’abbandono succeduti al terremoto del 23 novembre del 1980, Giuseppe Matacena, che ha dichiarato: “Quando la chiesa diventa chiusa, si ammala, si ammala. Pensate a una stanza chiusa per un anno; quando tu entri, c’è odore di umidità, ci sono tante cose che non vanno. Una chiesa chiusa è la stessa cosa: è una chiesa ammalata”. Inutile aggiungere che sono tanti i volontari a voler fare da custodi e da guida in caso di apertura.

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