Frodi carosello in commercio materie plastiche: 17 arresti e sequestri per 26 milioni

di Redazione

 I militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Prato – avvalendosi della preziosa collaborazione dei colleghi di Livorno, Firenze, Pistoia, Roma, Lucca, Alessandria, Campobasso, Paderno Dugnano (Milano), Castiglione della Pescaia (Grosseto), Treviglio (Bergamo), Falconara Marittima (Ancona) e Civita Castellana (Viterbo) – hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale.

I 160 finanzieri complessivamente impiegati nell’operazione hanno tratto in arresto 17 componenti di un sodalizio illecito nonché effettuato 57 perquisizioni domiciliari e locali, oltre a consistenti sequestri patrimoniali per oltre 26 milioni di euro. Agli arrestati è contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, quali la dichiarazione fraudolenta, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’omesso versamento di Iva e l’indebita compensazione.

Si tratta dell’ultimo atto di una complessa indagine, denominata “Operazione Gagaro”, coordinata dal sostituto procuratore Laura Canovai, scaturita da una verifica fiscale intrapresa dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria nei confronti di una società di Prato operante nel settore del commercio di materie plastiche, in particolare polimeri – sotto forma di granuli – ricavati dal petrolio. Tale impresa – pur sprovvista di idonea struttura imprenditoriale non avendo disponibilità di lavoratori dipendenti, depositi, magazzini ed attrezzature – nel suo primo anno di attività risultava aver conseguito un rilevante ed anomalo volume d’affari, pari a quasi 20 milioni di euro, omettendo il dovuto versamento di circa 4,3 milioni di euro di Iva. Le pazienti e scrupolose indagini delle Fiamme gialle, estese poi ad altri soggetti economici di volta in volta emersi, hanno consentito di individuare e disarticolare un’associazione a delinquere operante a Prato, Livorno, Pistoia ed in altre località, dedita da circa sei anni a reiterate “frodi carosello”.

Uno dei principali canali di vendita ed immissione nel mercato dei polimeri è risultata essere una società di capitali di medie dimensioni con sede a Livorno, dallo straordinario start up, capace di vendere oltre 25 milioni di euro di materie plastiche in meno di tre anni. Nutrendo sospetti sull’origine fraudolenta dei grandi quantitativi commercializzati, il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Livorno aveva già avviato indagini tese ad accertare l’effettiva provenienza dei polimeri, riscontrando le stesse anomalie individuate dai colleghi di Prato, con i quali sono state poi condivise le risultanze investigative così da contribuire alla completa ricostruzione del contesto illecito.

La frode è stata realizzata secondo due differenti modalità, ovvero attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture soggettivamente ed oggettivamente inesistenti, come più dettagliatamente descritto nell’allegata scheda di approfondimento. Le imprese coinvolte sono complessivamente 24, di cui 6 “fornitrici” con sede all’estero, 12 “cartiere”, 3 “filtro” e 3 “rivenditrici”. La complessa ricostruzione delle operazioni commerciali, non totalmente esaurita, ha consentito di rilevare, ad oggi, un giro complessivo di fatture per operazioni inesistenti, emesse ed utilizzate, superiore ai 200 milioni di euro, con un’Iva evasa di circa 40 milioni di euro ed omessi versamenti di imposta per oltre 20 milioni di euro. Tuttavia tali importi sono destinati ad aumentare sensibilmente all’esito della ricostruzione contabile in ordine alla posizione di altri soggetti economici che hanno partecipato alla frode, la cui documentazione è stata sequestrata oggi.

Dalle indagini eseguite è emersa una figura predominante dell’ambito del sodalizio illecito: si tratta di un 43enne, B.M., iscritto all’Aire in quanto residente in Slovenia ma di fatto domiciliato nella provincia di Prato, di cui è originario. Costui, destinatario di misura restrittiva in carcere, è risultato essere l’ideatore, il promotore ed il capo dell’associazione. Gli altri 16 principali responsabili, tutti sottoposti agli arresti presso le rispettive abitazioni di residenza, hanno ricoperto svariati ruoli nell’ambito del sodalizio: alcuni hanno agito come stretti collaboratori di M.B. nella gestione delle aziende fornitrici straniere nonché delle “società cartiere” e di quelle “filtro”, altri quali amministratori o gestori di fatto delle “rivenditrici”. Di essi, 7 sono residenti nella provincia di Prato, 3 di Livorno, 3 di Pistoia, 2 di Milano ed uno di Alessandria. Le misure cautelari e le ulteriori attività di polizia giudiziaria nei confronti dei tre sodali operanti a Livorno sono state eseguite dai finanzieri della città labronica, co-delegati dall’autorità giudiziaria. Vi sono poi ulteriori 22 soggetti coinvolti a vario titolo nell’attività illecita. Tra questi, alcuni consulenti fiscali ed amministrativi che hanno curato la contabilità di società facenti capo al sodalizio. In totale gli indagati sono 39.

I principali responsabili ostentavano l’immagine di imprenditori rampanti e navigati e conducevano un elevato tenore di vita, cambiando spesso auto sportive di grossa cilindrata, senza farsi mancare costose vacanze e lussuosi weekend in eleganti e raffinati locali notturni e ristoranti della Versilia. Erano così convinti di avere creato una collaudata ed inespugnabile “fabbrica di denaro” da mostrare assoluta spavalderia e vantarsene nel corso di numerose conversazioni telefoniche, certi che mai sarebbero stati scoperti. Alcuni di loro erano soliti atteggiarsi attribuendosi l’appellativo di “gagari”, dal termine francese “gagà”. Da qui il nome dell’operazione di polizia giudiziaria in corso. Con i proventi realizzati, M.B. ha potuto avviare altre attività parallele, tra le quali il commercio di vini pregiati, peraltro “in nero”.

La Guardia di finanza ha inoltre proceduto, come disposto dal giudice per le indagini preliminari, al sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni e delle disponibilità riconducibili alle società ed ai soggetti coinvolti, fino all’equivalente del profitto dei reati accertati, corrispondente a complessivi 26 milioni e 325.299 euro. Le operazioni di sequestro, in questo momento in corso, riguardano molteplici proprietà immobiliari, terreni, autovetture nonché le disponibilità finanziarie esistenti sui rapporti bancari intestati ai soggetti coinvolti. IN ALTO IL VIDEO

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