Aversa, Lello Ferrara: “La nostra città non più colonia politica, Golia deve farla tornare capofila”

di Nicola Rosselli

Aversa – A 26 anni dalla prima vittoria del centrosinistra in città, senza voler scomodare Giambattista Vico, possiamo parlare di corsi e ricorsi storici. Nel 1993 Lello Ferrara sconfiggeva inaspettatamente il candidato della Dc Vincenzo Prisco. A Ferrara chiediamo quali similitudini vede nella vittoria del giovane Alfonso Golia.

“Sai, – risponde l’ex sindaco – è difficile che la storia si ripeta. Di similitudini certamente ce ne sono tante. Alle ultime elezioni la città era reduce da due fallimenti consecutivi con scioglimenti anticipati delle due consiliature. Allora, nel ’93, la Dc, partito di maggioranza assoluta, si era vista decapitare l’intero gruppo dirigente. Eppure, allora come adesso, la lista o la coalizione al primo turno venivano votate dalla maggioranza assoluta degli elettori. Tranne poi, in sede di ballottaggio, avere un sussulto di riscatto e ribaltare il risultato. Come se quel lato oscuro della città – legato alla sua storia di clausura e reclusione, figlie di secoli che hanno prodotto grandezza urbanistica, ricchezza economica e reddito, ma anche ambiguità morale e cultura negletta – avesse sempre il sopravvento, con improvvisi squarci nobili, solidaristici, figli, invece, di quel grande spirito generoso, tipico del legame familiare, sociale ancora oggi così forte nei popoli meticci del meridione. Ecco, negli ultimi 70 anni di storia repubblicana si sono aperti due squarci, quello tra il 93 e il 2001 e questo che inizia oggi. Prima o poi andrebbe proposta una analisi materialistica della storia di Aversa, dai suoi fondatori normanni, mercenari di guerre, fino ad oggi”.

Quali, invece, le differenze? “Balza agli occhi subito una differenza rispetto ad allora. Oggi il nostro candidato sindaco, che si è presentato come alternativa ai precedenti fallimenti, arriva primo, rispetto agli altri candidati sindaci, già al primo turno. Differenza prodotta anche dal fatto che questa volta lo schieramento reduce da tali fallimenti si presentava diviso in due candidati, mentre nel ’93 con la lista unica. Ciò dà immediatamente il senso che è solo l’inizio di un nuovo processo, che dovrà essere consolidato e strutturato. Alfonso Golia avrà questi due grandi compiti: governare la città con lungimiranza, generosità, disinteresse e capacità amministrativa e, contemporaneamente, strutturare e consolidare uno schieramento politico nuovo, con le stesse caratteristiche poc’anzi elencate e che tagli definitivamente con il passato”.

Credi veramente in questa chiusura con il passato? “C’è una nuova generazione “al comando”. Bisogna lasciarla fare, deve assumere su di sé la responsabilità piena ed autonoma del processo di rinnovamento che la città col suo voto pretende. Alfonso Golia si è dimostrato un candidato sindaco straordinario. Ha vinto quasi da solo. Ha trascinato, lui, le liste, prendendo al primo turno più di duemila voti in più delle stesse. Ha trascinato la città, da vero leader, a credere fino in fondo nella possibilità di rinnovamento che lui incarnava. Ha avuto l’appoggio generoso e disinteressato di tanti di noi, proprio alla luce di tale sua capacità di proporsi e della necessità per la nostra città di voltare pagina. In questo è stato affiancato e sostenuto da una nuova generazione, da giovani entusiasti e motivati. Questi devono diventare nuova classe dirigente. Ecco si tratta di trasformare questo grande tifo competitivo, che si è mostrato nelle strade e nei quartieri della città, in cultura politica e progetto di governo”.

La strada da percorrere? “Qualsiasi progetto deve avere anche una sua solidità e continuità politica. Nessuno ha ancora avviato una riflessione, ad esempio, che la riduzione del numero dei Consiglieri comunali da 30 a 24 ha, paradossalmente, ridotto il margine numerico della maggioranza del 60% assegnato al sindaco eletto (la differenza si è ridotta da 6 a 4), e che il contemporaneo allargamento della Giunta da 6 o 10 assessori, ha trasformato quest’ultima in un Consiglio comunale ridotto, ma con le stesse logiche interne di gruppi, correnti e maggioranze e minoranze. E’ un caso che da quando è stato introdotto questo combinato disposto sono stati sciolti due Consigli comunali consecutivi e, comunque, in ambedue i casi dopo due anni spesi tra cambi di maggioranze consiliari, cambi continui di assessori e pressioni, contrattazioni e potere di ricatto ben più massicci del passato? Quindi, la soluzione può essere solo quella di tenere un gruppo consiliare molto compatto e granitico e una giunta il più ridotta possibile, scelta dal sindaco e di sua fiducia”.

Hai detto niente! Insomma, adesso viene il bello, bisogna governare. “Per fare questo il sindaco Golia dovrà rivendicare e praticare la sua totale autonomia, che dovrà necessariamente corrispondere ad un ritrovata autonomia della città di Aversa, nel suo ruolo di capoluogo di fatto del nostro territorio, così come storicamente tante volte è stato. Per restare agli ultimi anni, Aversa non dovrà più essere colonia politica di Sant’Antimo, Casal di Principe o Teverola, ma recitare il ruolo di capofila del processo di riscatto di un intero territorio perennemente sacrificato, abbandonato e inquinato dal punto di vista umano e geografico”.

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