Caso Roberta Ragusa: alla Fest si discute della rivoluzionaria sentenza sul “lapsus linguae”

di Redazione

Una vera e propria rivoluzione nel mondo didattico forense supportato da una sentenza epocale che introduce nel processo penale in modo inconfutabile le neuroscienze, i lapsus lingua e la comunicazione non verbale. Ieri, alla nota scuola di formazione forense Fest, a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), gli avvocati Tiziana Barrella e Nicodemo Gentile, accompagnati dall’antropologa forense, dottoressa Gabriella Marano, hanno spiegato come il futuro del mondo forense sia proprio legato all’interdisciplinarietà.

Sono anni che si cerca di invitare a comprendere che la ricerca della verità non può limitarsi soltanto alla ricostruzione delle prove in senso classico. Nel passato ad esempio, spiega l’avvocato Gentile, pensare che un giorno saremmo arrivati all’identificazione di un omicida attraverso il suo Dna sarebbe stato davvero un film di fantascienza. Così come altrettanto impossibile sarebbe stato immaginare come gli scritti di una vittima o la disamina dei luoghi in cui la stessa viveva, potessero aiutare gli investigatori a comprendere chi lei realmente fosse stata asserisce la dottoressa Marano. Sempre pura fantascienza, fino a qualche anno fa, il solo pensiero che un lapsus linguae, spiega l’avvocato Barrella, potesse entrare in un processo penale al punto da costituire un fortissimo elemento indiziario a carico di un imputato. Freud per primo, infatti, evidenziava come anche il più esperto dei bugiardi potesse essere tradito da un lapsus che è tutt’altro che un evento casuale, ma trattasi di un vero e proprio conflitto psicologico interno che emerge senza alcuna possibilità di poterlo controllare.

Durante l’incontro si è inoltre evidenziato come i giudici del caso di Roberta Ragusa abbiano considerato il lapsus come un elemento fortemente autoindiziante del marito della vittima, scomparsa da ben sette anni da casa ed il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Nel convegno, ricchissimo di un uditorio attento ed incuriosito dalla novità didattica che introduce elementi assolutamente accattivanti e potenzialmente nuovi, non è mancato l’appoggio morale dell’Ordine degli Avvocati rappresentato in tale costanza dall’avvocato Fernanda D’Ambrogio. La delegata del Coa ha infatti ritenuto utilissimo poter consentire all’esperienza pratica di far ingresso nel mondo della didattica, ad argomentazioni “nuove” di mettersi sotto il braccio della tradizione giuridica per poter garantire sempre una maggiore competenza all’avvocatura, auspicando la prossima e celere ripetizione di un evento simile, che possa davvero sostenere l’avvocatura moderna e consentirle, quindi, di trarre beneficio da una pluralità di visioni e figure professionali che possano in tal modo divenire un prezioso strumento per la ricerca della verità.

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