Traffico di banconote false: 22 arresti tra Italia e Francia

di Redazione

Indagine congiunta tra la procura casertana di Santa Maria Capua Vetere e quella francese di Nancy che ha portato ad otto arresti e, complessivamente, a 22 misure cautelari, tra Italia e Francia, per contraffazione di banconote. I dettagli dell’operazione sono stati resi noti giovedì 25 ottobre nel corso di una conferenza stampa negli uffici della procura sammaritana, alla presenza del procuratore capo Maria Antonietta Troncone, del capo reparto dell’Europol e di un alto funzionario dell’Interpol.

Gli arresti sono stati eseguiti lo scorso 16 ottobre dai carabinieri della compagnia di Capua in varie località del territorio italiano nei confronti dì 8 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e alla cessione, nel territorio nazionale ed estero, di banconote false. Contestualmente, gli uomini dell’Arma, coadiuvati da alcuni agenti della polizia francese di Nanterre e Nancy hanno anche dato eseguito 5 mandati di arresto europeo, emessi dal giudice istruttore del tribunale penale di Nancy, nei confronti di indagati italiani, mentre in territorio francese altre 9 persone venivano sottoposte a fermo.

In carcere Raffaele Fresegna, 65 anni; Enrico De Martino, 60; Vincenzo De Martino, 35; Tommaso Verrillo, 36. Su mandato di arresto europeo sono finiti in carcere anche Marco De Martino, 31 anni; Antonino Misiti, 37; Maria Misiti, 57; Giorgio Piccolo, 23; Giovanni Pettinati, 26. Ai domiciliari Vincenzo Mastropasqua, 53 anni; Romolo Todini, 73; Raffaele Galdi, 48; Pasquale Vazza, 63.

Un’indagine durata cinque mesi, a partire dal 23 maggio scorso, quando nella sede di Eurojust all’Aja, in Olanda, veniva costituta una squadra investigativa italo-francese, dalla quale è emersa l’esistenza di un’associazione criminale dedita ad assicurare, in modo particolarmente spregiudicato ed efficiente, lo smercio di banconote contraffatte (del valore nominale di 50, 100 e 500 euro) dalla Campania verso altre località italiane ed estere. In particolare, è stato dimostrato che un ingentissimo quantitativo di banconote false, dopo essere state prodotte in stamperie situate in Campania e riconducibili al nucleo familiare facente capo a Enrico De Martino, attraverso l’attività di intermediari italiani e francesi, venivano vendute e distribuite sia in Italia che in Francia.

Gli inquirenti hanno ricostruito dettagliatamente un “network associativo” capillarmente strutturato, ben radicato nel territorio campano e con innumerevoli cointeressenze in varie regioni d’Italia e in Francia. Sotto il profilo metodologico, le investigazioni hanno fatto emergere i vari segmenti dell’attività criminale, che parte, evidentemente, dalla produzione delle banconote false (tutte di pregevole fattura) e, attraverso un’opera di intermediazione esercitata a diversi livelli, giunge fino alla vendita al dettaglio delle stesse.

Quanto ai ruoli ricoperti dagli associati, sono emerse inconfutabilmente la centralità di Raffaele Fresegna, Enrico De Martino, Vincenzo De Martino e Tommaso Verrillo, considerati veri e propri capi dell’associazione finalizzata alla produzione di banconote false e, attraverso una strutturata opera di intermediazione, alla vendita delle stesse sul territorio nazionale ed estero. L’attività di acquisto, finalizzata allo smercio, era operata dagli intermediari di secondo livello Romolo Todini, Raffaele Galdi, Vincenzo Mastropasqua e Pasquale Vazza. Uno degli intermediari di secondo livello – il cui coinvolgimento è emerso nitidamente – è il francese Jean Misiti, il quale, attraverso i suoi contatti con gli italiani Marco De Martino (figlio di Enrico De Martino), Antonino Misiti, Maria Misiti, Giorgio Piccolo e Giovanni Pettinati, ha acquistato ingenti quantitativi di banconote false al fine di immetterle in commercio sul mercato francese, attraverso la cessione ad ulteriori intermediari o a soggetti inconsapevoli.

Proprio la figura di Jean Misiti ha rappresentato l’anello di congiunzione tra le indagini italiane e quelle francesi che sono divenute, pertanto, così profondamente connesse, tanto da determinare la nascita di una squadra investigativa comune. Magistrati e polizie giudiziarie di entrambi i Paesi hanno diretto, coordinato e condotto le attività investigative in esame attraverso un’intensa e quotidiana collaborazione, i cui connotati essenziali sono stati elaborati nel corso di tre riunioni operative tenutesi il 23 maggio a L’Aja, il 9 luglio a Nanterre (nella sede della locale polizia nazionale) e, infine, il 24 settembre (alla Procura di Santa Maria Capua Vetere).

Sottoposti a sequestro: circa 100mila euro di banconote contraffatte, realizzate con grande maestria e indubitabilmente idonee ad ingannare la pubblica fede; materiale vario – composto da stampanti, toner, barattoli di vernice, colori, telai per serigrafia e conta-banconote – ritenuto idoneo per la produzione di banconote false; una banconota contraffatta del taglio di 100 euro e un assegno in bianco con firma scansionata; diversi computer e stampanti professionali ad alta risoluzione; svariati rotoli di nastro termico, utilizzato in sostituzione della filigrana, all’interno delle banconote.

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