Aversa, omicidio Picone: è stata una “trappola”, l’ombra della camorra

di Nicola Rosselli

Aversa – Dopo la ripresa delle armi da parte della malavita organizzata, in particolare dopo l’omicidio di Nicola Picone, alias “O’ Minorenne”, l’agro aversano è con il fiato sospeso. Il timore, infatti, è che la vittima, pregiudicato legato al clan camorristico dei casalesi, fazione Schiavone, possa essere la prima vittima di una nuova guerra di camorra che segue al pentimento di Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco “Sandokan”. Il rampollo del capoclan di Casal di Principe ha iniziato a collaborare con i magistrati napoletani dallo scorso mese di luglio e l’omicidio di un appartenente al proprio clan potrebbe voler essere un avvertimento. Ma chi indaga, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, diretti dal tenente colonnello Nicola Mirante, e di Aversa, coordinati dal tenente colonnello Donato D’Amato e dal capitano Stefano Russo, non nascondono che potrebbe trattarsi anche dell’avvio di una guerra interna al clan per occupare i vuoti di potere che si sono registrati in questi ultimi tempi.

I fronti sui quali indagano gli investigatori sono molteplici. Non si esclude, infatti, un regolamento dei conti per la gestione delle piazze di spaccio di sostanze stupefacenti o per debiti, per mancato pagamento in particolare, di qualche partita di droga. Originario di Teverola, ma residente a Casaluce, dopo essere stata arrestate, nel 2013, in un’operazione dei carabinieri contro le estorsioni ai danni di imprenditori dell’agro aversano e del mercato ortofrutticolo di Aversa, proprio in viale Europa, poco più di un chilometro dal luogo in cui è stato ammazzato, Picone sarebbe stato coinvolto, negli ultimi tempi, nello spaccio di sostanze stupefacenti. Un’attività redditizia ad Aversa e dintorni dove, oramai, la droga si vende alla luce del sole, nonostante i continui arresti da parte delle forze dell’ordine.

Svelato, intanto, il “mistero” riguardante i dubbi iniziali sull’identità della vittima. Ufficialmente, da tempo, Picone si occupava di noleggio di automobili. Un’attività di copertura secondo gli investigatori. Proprio i legami nati all’interno di questo rapporto di lavoro, infatti, avevano portato, in un primo tempo, ad ipotizzare che il cadavere rinvenuto in quella Panda all’interno del distributore Agip di viale Europa, a pochi passi dagli istituti scolastici per geometra “Andreozzi” e liceo scientifico “Siani”, fosse di un ventenne di Napoli incensurato. La vettura, infatti, era intestata ad un uomo di Messina che l’aveva data in uso al nipote, il 20enne di Napoli, appunto. Quest’ultimo, poi, conosceva la vittima in quanto, almeno secondo quanto avrebbe dichiarato ai carabinieri, aveva rapporto di lavori occupandosi la sua famiglia di applicare pellicole oscuranti ai vetri delle vetture che Picone noleggiava.

Intanto, nessun aiuto sembra poter venire dalle telecamere della stazione di servizio poiché consentono solo una visuale parziale, circostanza che, secondo gli investigatori, fa propendere per la matrice camorristica, ritenere il killer una persona esperta e, soprattutto, conoscitrice dei luoghi. Picone, infatti, quasi certamente, è stato attirato in una trappola. L’assassino, o gli assassini, voleva ammazzare il giovane e non lasciare traccia e, almeno sino ad ora, sembrerebbe esserci riuscito.

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