Il caporalato casertano in mano ai bulgari di Mondragone: sanzioni per 650mila euro

di Redazione

Durante il periodo estivo, prevalentemente da giugno a settembre, i carabinieri del Nil, guidati dal comandante Nicola Saponara, e l’Ispettorato Territoriale dei Lavoro di Caserta pianificano una serie di attività a contrasto del “caporalato”. Il fenomeno è attentamente monitorato dalla Prefettura con la quale l’Arma e l’Ispettorato del Lavoro si muovono in totale sintonia.

La realtà in provincia di Caserta di certo non ha paragoni con quanto in particolare avviene nel Foggiano, dove frequenti sono gli episodi di sfruttamento vero e proprio dei lavoratori.  Il contesto casertano, tuttavia, è caratterizzato da un largo uso dell’intermediazione illecita di manodopera che il legislatore punisce con una semplice sanzione amministrativa. Tale attività è gestita prevalentemente da bulgari la maggior parte dei quali è residente a Mondragone. Questa comunità, dopo quella italiana, è quella più numerosa presente sul territorio e rappresenta circa il 22% della popolazione, a seguire quella ucraina con il 15% e quella rumena 12%. Riscontro confermato dalle ispezioni dove i cittadini di queste tre comunità sono prevalentemente impegnate in agricoltura. Del tutto scomparsa, se non ai minimi termini, la manodopera extracomunitaria di origine africana che si sposta prevalentemente nel Foggiano.

L’utilizzo illegale di manodopera assume la fattispecie penale quando è strettamente collegata ad episodi di sfruttamento della manodopera. Un contesto, e qui nascono i problemi, difficile da provare in quanto, già precedentemente addestrati, i lavoratori trovati sui campi sentiti dai carabinieri e ispettori del lavoro riferiscono di essere al “primo giorno di lavoro” e di non aver pattuito ancora la retribuzione. A prelevare poi i lavoratori dai “punti di ritrovo” sono gli stessi datori di lavoro o operai regolarmente assunti. Viene a cadere, quindi, non solo l’ipotesi di caporalato ma anche quella di intermediazione, visto che manca la terza figura (“il caporale”, appunto) per poter configurare tale ipotesi.

I militari del Nil, oltre alle contestazioni della “maxi sanzione per lavoro nero”, stanno adottando per le aziende irregolari il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale che se non revocato, con la regolarizzazioni dei dipendenti irregolari, può avere notevoli ripercussioni soprattutto in tema di concessione di fondi comunitari. L’azienda inadempiente è, infatti, inserita in una “black list” nazionale. Il datore di lavoro, inoltre, viene deferito all’autorità giudiziaria per inosservanza della normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Come si può notare, quindi, non solo un contesto di natura amministrativa ma anche di natura penale.

Da giugno ad oggi, avvalendosi dell’indispensabile supporto dell’Arma territoriale, in particolare le compagnie carabinieri di Casal di Principe e Mondragone, sono stati effettuate 27 ispezioni tutte sui campi, dove sono stati trovati al lavoro 97 braccianti. Di questi ben 71 sono risultati completamente in “nero”, insieme a 12 clandestini (73% della forza lavoro controllata). Sono stati adottati ben 11 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e contestate 28 violazioni prevenzionistiche e conseguentemente denunciati 11 datori di lavoro. Sono 4, invece, i soggetti deferiti per aver impiegato clandestini privi di permesso di soggiorno. Complessivamente sono state contestate sanzioni amministrative e penali ammontanti a circa 650mila euro.

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