La Monsanto costretta a risarcire un malato di tumore

di Gabriella Ronza

E’ stata condannata a pagare un risarcimento milionario a favore di un uomo malato di un tumore terminale la Monsanto, multinazionale di biotecnologie agrarie, accusata che un suo prodotto, usato come erbicida, ha contribuito a farlo ammalare. Lo ha stabilito un giudice di San Francisco ordinando il pagamento di 289 milioni di dollari in quanto l’azienda non avrebbe adeguatamente avvertito sui rischi nell’utilizzo del prodotto contenente glifosato, una sostanza già al centro di polemiche e dispute legali in quanto considerata nociva. La Monsanto respinge le accuse e ha già annunciato che farà appello.

Dewayne Johnson, custode di siti scolastici nella zona di San Francisco, aveva utilizzato l’erbicida della Monsanto nel suo lavoro e aveva sviluppato un’eruzione cutanea nel 2014, all’età di 42 anni, con la successiva diagnosi di un linfoma non-Hodgkin. I legali della multinazionale sostengono da parte loro che quel tipo di linfoma impiega anni per manifestarsi e che quindi Johnson deve esserne stato affetto da prima del suo incarico nel distretto scolastico. Si tratta della prima denuncia che arriva in tribunale in cui si sostiene il legame fra il glisofato e una diagnosi di cancro.

“La giuria ha sbagliato”, ha riferito il vicepresidente dell’azienda. Esistono, tuttavia, fino a 5000 denunce negli Usa simili a quella al centro del caso di Dewayne Johnson che potrebbe quindi costituire un precedente importante con possibili centinaia nuove denunce contro la Monsanto.

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