Di Maio: “Niente aumento Iva, salario minimo e via spesometro e redditometro”

di Redazione

“Avete la mia parola qui all’assemblea di Confcommercio che l’Iva non aumenterà e le clausole di salvaguardia saranno disinnescate”. Lo ha affermato il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, rispondendo al presidente Carlo Sangalli. “Sull’Iva non si tratta e non si baratta”, aveva affermato Sangalli rivolgendosi ai ministri presenti all’assemblea. “Le chiamano clausole di salvaguardia, ma la vera salvaguardia per imprese e cittadini è difendere i loro redditi, il potere d’acquisto, la competitività diffusa delle imprese”. Per il numero uno di Confocommercio, gli aumenti dell’Iva previsti, pari nel 2019 a circa 200 euro per ogni italiano, sarebbero “una beffa, oltre che la fine certa delle già modeste prospettive di ripresa”. Il contratto di governo per il cambiamento “dovrà ora misurarsi con il banco di prova della tenuta dei conti pubblici, dopo una campagna elettorale all’insegna di ‘meno tasse per tutti'”. Secondo Sangalli “l’Iva sembra essere diventata una specie di passepartout” per finanziare “ogni esigenza, ogni progetto, ogni nuovo strumento”, ma questo evidenzia “un grave e diffuso pregiudizio nei confronti della domanda interna”. “La battaglia contro gli aumenti dell’Iva è una battaglia di Confcommercio a favore di tutto il Paese”, ha aggiunto.

Poi Di Maio ha parlato di un salario minimo “per tutta la generazione di lavoratori fuori dalla contrattazione nazionale, almeno fino a che non si arriva alla contrattazione”. “Il lavoro nobilita l’uomo fino a che ti dà la soddisfazione di arrivare a fine mese”, ha aggiunto, e invece siamo in un momento in cui “si cerca di lavorare pur guadagnando zero”. Inoltre, ha ribadito l’intenzione di abolire di “tutti gli strumenti come lo spesometro e il redditometro” e dell’intenzione di inserire “l’inversione dell’onere della prova. Perché siete tutti onesti ed è onere dello Stato provare il contrario. Noi incroceremo tutti i dati della Pubblica amministrazione” per dimostrare l’evasione.

Nel discorso del vicepremier anche infrastrutture – “che in alcune regioni strategiche neanche ci sono, in altre ci sono luoghi bellissimi e neanche un treno che porta i turisti fino a lì” – e investimenti: “Non abbiamo bisogno di nuove leggi, semmai abbiamo bisogno di togliere qualcosa dal codice degli appalti che è diventato così complicato che terrorizza”. “Ci teniamo alla tenuta dei conti – ha concluso Di Maio – Se vogliamo bene all’Italia, e noi le vogliamo bene, se vogliamo portare avanti progetti economici dobbiamo contrattare con l’Europa le condizioni che l’Italia non può più sostenere, dicendo anche dei no”.

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