Serena Mollicone, un terzo carabiniere indagato per l’omicidio

di Redazione

C’è un quinto indagato per l’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa 18enne scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata uccisa, legata e imbavagliata, due giorni dopo nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, nelle vicinanze di Arce (Frosinone) dove la ragazza viveva.  Si tratta di un carabiniere accusato di favoreggiamento: è il terzo militare dell’Arma iscritto nel registro degli indagati. Attualmente il carabiniere è in servizio in un’altra provincia laziale ed era già stato oggetto di accertamenti agli inizi dell’inchiesta. I principali accusati indagati per omicidio volontario in concorso e occultamento di cadavere sono l’allora comandante della stazione di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna e il figlio Marco.

Quella dell’omicidio di Serena è una storia infinita, non soltanto per i 16 anni trascorsi dal delitto, ma per le molte ipotesi investigative. I sospetti si erano dapprima accentrati sullo zio di Serena, lo psicologo Antonio Mollicone, poi sullo stesso padre di Serena, Guglielmo, chiamato in interrogatorio addirittura nel corso del funerale della figlia. Sono state ipotizzate tante piste che hanno riguardato giri di prostituzione, di droghe leggere, di messe nere fino ad arrivare all’arresto del carrozziere Carmine Belli assolto, dopo tre processi, dall’accusa di essere l’assassino.

La 18enne fu trovata circa 36 ore dopo la sua morte in un bosco ad Anitrella. Il medico legale che eseguì l’autopsia riscontrò una piccola ferita sul sopracciglio sinistro ma non da causarne il decesso che, comunque, sarebbe avvenuto per asfissia meccanica dovuta al nastro adesivo intorno al naso e alla bocca. Praticamente un colpo la tramortì ma fu la busta di plastica in testa che ne causò la morte.

Alcune settimane fa una perizia porta nuovamente gli inquirenti ad accendere i riflettori sulla caserma dei carabinieri del paese in provincia di Frosinone. Le lesioni al cranio della ragazza, secondo la perizia, sarebbero compatibili con un urto violento sulla porta danneggiata di un alloggio della caserma, sottoposta a sequestro. La perizia era stata chiesta degli inquirenti per conoscere possibili elementi sull’eventuale relazione tra la morte della diciottenne e la sua presenza, il primo giugno (giorno della sua scomparsa), nella caserma dei carabinieri di Arce, dove la giovane sarebbe andata e dove gli investigatori hanno poi sequestrato una porta danneggiata in un alloggio. “Tra le ipotesi prospettate come causa della lesione sulla porta in sequestro – sostiene la consulente – quella della testa pare di gran lunga più probabile. Pertanto si può evincere che la lesione alla porta sia stata prodotta da un oggetto simile al versante sinistro del cranio di Serena Mollicone o dal suo stesso cranio”.

Un’altra circostanza che ha avuto un peso nelle nuovo indagini è il collegamento con il suicidio del brigadiere Santino Tuzi, il quale per primo testimoniò che Serena era entrata in caserma; ma dopo poche ore, nell’aprile del 2008, fu trovato cadavere nella sua auto: si era sparato con la sua pistola di ordinanza prima del confronto con l’ex maresciallo Franco Mottola.

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