Irruzione skinhead nella sede pro-migranti a Como: perquisizioni e fogli di via a militanti

di Redazione

Una serie di perquisizioni sono scattate da parte della polizia nei confronti di appartenenti alla formazione di estrema destra che nei giorni scorsi ha fatto irruzione in un circolo di Como. Le perquisizioni sono state disposte dalla procura comasca. “Fermiamo l’invasione”, questo lo slogan scandito dagli estremisti durante il blitz del 28 novembre nella sede di un’associazione pro migranti. Perquisite le case di diversi militanti del Veneto Fronte Skinhead tra Como, Brescia, Genova, Lodi, Mantova e Piacenza. I militanti sono indagati dalla procura di Como per violenza privata in concorso.

Le perquisizioni hanno portato al sequestro di pc, tablet e altri supporti informatici con lo scopo di accertare, anche attraverso le mail, se i responsabili dell’irruzione al circolo di Como avessero pianificato il blitz tempo addietro e in quale luogo è partita l’iniziativa. Gli investigatori vogliono anche accertare se si tratti di un fatto isolato o che rientri in una strategia più articolata e più ampia.

I provvedimenti sono frutto di quanto avvenuto il 28 novembre scorso quando, nel corso di una riunione tenutasi nel capoluogo lariano organizzata nel Chiostrino di Sant’Eufemia dall’associazione “Como senza frontiere”, un gruppo di estremisti di destra ha fatto irruzione nella sala del convegno dando lettura ad un comunicato, a firma della suddetta formazione e dal titolo “Como senza frontiere: ipocriti di mestiere”, contro le attività delle organizzazioni impegnate nell’accoglienza dei migranti.

La Questura ha notificato ai dieci indagati non residenti in provincia di Como il provvedimento del foglio di via obbligatorio, con divieto di ritorno nel Comune di Como per un periodo di tre anni. Ai tre comaschi indagati, il questore ha rivolto l’avviso orale, l’invito a cambiare condotta che, in caso di violazione, può portare all’applicazione della sorveglianza speciale o di altre misure di prevenzione più afflittive.

Perquisizioni sono andate in scena anche a Genova e hanno riguardato le abitazioni di Giorgio Gardella e Massimo Tinelli, i due genovesi che hanno partecipato al blitz alla riunione di Como senza frontiere del 28 ottobre scorso. La digos di Genova si è presenta all’alba a Montebruno e a Rossiglione, dove risiedono i due naziskin che con altri 11 sono indagati per violenza privata aggravata in concorso. La polizia ha sequestrato i cellulari di Gardella e Tinelli. Secondo quanto appreso, ai due genovesi sarebbero state sequestrate anche le giacche con il logo di Veneto Fronte Skinhead sezione Genova che i due indossavano la sera del blitz e che sono servite per la loro identificazione, ma anche cappelli, sciarpe, adesivi e altro materiale d’area.

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