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Usura, arrestati tabaccaio napoletano e una sua complice

Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura di Napoli, i finanzieri del comando provinciale di Caserta hanno dato esecuzione ad un provvedimento di misura cautelare personale nei confronti di due persone per il reato di usura aggravato dallo stato di bisogno.
In particolare, è stato arrestato e tradotto in carcere a Poggioreale, R.R., tabaccaio sessantenne napoletano, quale responsabile dell’intera attività criminosa nonché soggetto che erogava materialmente i prestiti, mentre è stata posta agli arresti domiciliari A.S., quarantenne napoletana, sua collaboratrice ed addetta alla riscossione delle rate mensili dagli usurati.
Il provvedimento cautelare rappresenta l’epilogo di una complessa indagine svolta dalla Sezione Tutela Economia del Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, avviata a seguito dell’approfondimento di alcune segnalazioni per operazioni sospette trasmesse dagli istituti di credito nei quali transitavano gli ingenti proventi dell’usura, riscontrate poi con le denunce dei privati cittadini, vittime del reato.
Dall’attività investigativa – condotta attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, indagini finanziarie ed escussioni testimoniali – è emerso un grave e circostanziato quadro indiziario, a dimostrazione dell’abitualità dell’attività illecita posta in essere dagli indagati, i quali, in concorso tra loro, hanno, nel tempo, prestato ingenti somme di denaro a persone in evidente stato di bisogno, richiedendone la restituzione mediante l’applicazione di tassi di interesse usurari.
La quasi totalità dei beneficiari dei prestiti sono risultati essere imprenditori titolari di rivendite di tabacchi e generi di monopolio – ubicate nel capoluogo partenopeo – i quali, trovandosi in precarie condizioni economiche, si rivolgevano agli arrestati al fine di ottenere somme di denaro per far fronte alle ordinarie spese di gestione delle proprie attività commerciali.
Le Fiamme Gialle casertane – attraverso riscontri analitici – sono riuscite ad accertare come gli indagati, a fronte dei prestiti concessi, richiedevano e ottenevano, applicando alle somme corrisposte tassi di interesse superiori al 100 %, non solo la restituzione di denaro contante, ma anche l’intestazione diretta di beni immobili, nonché la titolarità delle stesse attività commerciali delle vittime, obbligati a cederle allorquando non erano più in grado di onorare i propri debiti.
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