Aggredito e dato alle fiamme: 80enne muore in ospedale

di Stefania Arpaia

Era stato dato alle fiamme l’80enne Giuseppe Scarso che è deceduto dopo 2 mesi di agonia.

L’uomo era rimasto vittima di un agguato. Alcuni criminali, mai identificati, gli avevano dato fuoco per ignoti motivi. L’anziano fu immediatamente soccorso e trasferito in prognosi riservata all’ospedale di Siracusa dove è morto in seguito ad un arresto cardiaco.

Sin da subito le sue condizioni si erano mostrate molto gravi. Scarso è deceduto lo scorso mercoledì nel reparto di Rianimazione.

L’uomo era stato sottoposto a un intervento urgente per via delle ustioni di secondo e terzo grado riportate a testa, volto, dorso e spalle. Il fuoco, avevano riferito fonti locali, gli aveva causato gravi lesioni ai polmoni.

L’agguato era avvenuto il 1 ottobre nel quartiere Grottasanta. Le modalità furono proprio quelle di una spedizione punitiva. La banda che aggredì l’uomo pare fosse composta da giovanissimi, che già in altre occasioni avevano provato a compiere questo folle gesto senza però riuscirci. Fino all’atto conclusivo che ha portato l’ottantenne alla morte.

Il primo tentativo risale al 28 settembre scorso: qualcuno è riuscito ad aprire la porta dell’abitazione dell’uomo, al pianterreno in via Servi di Maria, gettando liquido infiammabile e dando fuoco al pavimento, l’anziano però era riuscito a spegnere le fiamme. Il giorno dopo la vittima, insieme al fratello, aveva denunciato l’episodio ai carabinieri. Ma il giorno successivo ancora, poco prima della mezzanotte, tre persone incappucciate sono entrate nuovamente nell’appartamento, gettando liquido infiammabile sul petto e sull’orecchio dell’anziano, che se la cavò con lievi ustioni.

“La diversità di essere, la debolezza o la solitudine non può giustificare nessuna violenza o ritorsione o sopraffazione. Ma questo non è un gioco di ragazzi, questa è barbarie, questa è mostruosità, questa è inciviltà – aveva scritto su Facebook il nipote della vittima, Salvo Scarso – L’agonia di mio zio continua lenta ed inesorabile, un volto distrutto, una testa fasciata, un’altra vittima della violenza umana. Noi non possiamo tacere o ignorare questa nuova assurdità, abbiamo il diritto di salvaguardare i nostri anziani vittime assurde ed ignare d’uno spirito accecato di rappresaglia: una parola che pensavamo cancellata per sempre dal vocabolario umano, una parola che rispunta come un mostro nella nostra città. Questo è un momento di tristezza, di umiliazione, quasi di sconfitta”.

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