Addio a Keith Emerson, muore suicida il leggendario tastierista inglese

di Giuseppe Scuotri

Depresso da anni a causa di una malattia alla mano destra, che lo costringeva a suonare da tempo con otto dita, Keith Emerson si è tolto la vita con un colpo di pistola alla testa, nella sua abitazione di Santa Monica, a Los Angeles, all’età di 71 anni.

Con questo addio, crudo ed inaspettato, il mondo della musica perde più che un musicista: definire Emerson una pietra miliare del rock ed un virtuoso della tastiera sarebbe, benché notevole, ancora non abbastanza accurato; egli è stato per il suo strumento, senza alcun tipo di retorica, quello che Jimi Hendrix è stato per la chitarra: un innovatore funambolico ed irraggiungibile capace di portare il sintetizzatore, ingombrante e complessa apparecchiatura presente in qualche studio di registrazione nei tardi anni sessanta, al centro della scena, intuendo per primo l’impatto che tale strumento avrebbe avuto sulla sperimentazione musicale e sul sound del rock progressive, genere che avrebbe segnato i successivi anni settanta.

Fu durante l’esibizione al festival dell’isola di Wight del 1970 con i suoi celebri Emerson, Lake & Palmer, gruppo formato quello stesso anno dopo l’uscita dai Nice, che Emerson fece il suo debutto sul palco con il Moog 35, il gigantesco sintetizzatore monofonico progettato dell’ingegnere statunitense Robert Moog, prima di allora utilizzato sporadicamente in sala d’incisione da vari gruppi dell’epoca.

Affiancando il leggendario organo Hammond ai sintetizzatori Moog, Emerson riuscì a miscelare in maniera creativa la musica classica, retaggio della sua formazione musicale giovanile, col sound rock, jazz e boogie. Iconico, da questo punto di vista, il lavoro svolto nell’album “Pictures at an exhibition”, riedizione moderna dell’opera del celebre compositore russo Modest Mussorgskij, summa del sincretismo musicale del prog che Emerson, assieme a Greg Lake e Carl Palmer prima e da solista poi, riuscì di spingere ad uno dei livelli più alti che la musica abbia tutt’ora sperimentato. Prolifico autore ed arrangiatore, nel 1980 firmò la famosa colonna sonora del film Inferno di Dario Argento.

L’immagine che Keith Emerson lascia al mondo è quella di un musicista vecchio stampo, legato visceralmente alla propria arte al punto da non poterne sopportare il distacco, in stridente controtendenza con quanti, fomentati dalle arene dei talent, vedono nella musica nient’altro che un sentiero ideale per facili guadagni.

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