Mozzarella nera pericolosa per la salute? Parliamone…

di Antonio Arduino

Aversa – Mozzarella nera, ma anche pane nero, grazie al carbone vegetale utilizzato come additivo. Si possono produrre e si possono mangiare senza pericolo per la salute?

La domanda è conseguenza dell’allarme lanciato da alcuni servizi televisivi in cui è stato toccato il tema per fare spettacolo senza, però, affrontarlo in maniera complessiva. E allora proviamo a farlo noi.

Partiamo dalla mozzarella di bufala nera che viene venduta in alcuni esercizi commerciali della zona. Premesso che “mozzarella di bufala” è solo quella Dop Campana – marcata Dop – prodotta con  latte prelevato da bufale allevate nelle aree Dop del casertano e del salernitano utilizzato entro 60 ore dal prelievo,  altrimenti va definita mozzarella fatta con latte di bufala, se il colore nero non vi ispira una sensazione negativa la mozzarella nera si può anche mangiare, in realtà sarebbe meglio dire si potrebbe anche mangiare perché le norme europee che regolano l’uso dei coloranti negli alimenti (CE n. 1333/2008, reg. UE n. 1129/2011) vietano l’uso nei formaggi a pasta filante del carbone vegetale. Questo additivo che rende nera la mozzarella è una forma di carbone finemente suddiviso, ottenuto mediante attivazione a vapore di materie prime di origine vegetale carbonizzate.

In pratica, è una sostanza organica naturale, derivata dalla decomposizione del legno in assenza di combustione. Viene impiegato come ingrediente salutista o come colorante, come tale è classificato con la sigla E 153 dalle norme europee sugli additivi utilizzabili negli alimenti. Come detto in precedenza, la Commissione europea ne ha vietato l’uso nei formaggi a pasta filante ma questo non vuol dire che ingerirne sia pericoloso per la salute, perché la stessa Commissione europea ne ha approvato l’uso sanitario, affermando che “contribuisce alla riduzione dell’eccessiva flatulenza post-prandiale” e imponendo che nell’informazione commerciale, fornita all’utente tramite etichette, cartelli nei punti vendita, pubblicità sia specificato che tale effetto è valido “solo per un alimento che contiene 1g di carbone vegetale per porzione quantificata e che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di 1g almeno 30 minuti prima del pasto e di 1g subito dopo il pasto, considerando, in pratica, il carbone vegetale come un farmaco, utile se preso nella dose giusta, dannoso se preso in eccesso.

Perché, pur non rilasciando sostanze tossiche o potenzialmente tali ed essendo sicuro al punto da venire ammesso in una ampia gamma di integratori alimentari, autorizzati ed elencati dal Ministero della Salute, superando le dosi indicate essendo una sostanza capace di assorbimento non selettivo, tant’è che viene usata in caso di avvelenamento, il carbone vegetale assorbe anche i principi attivi dei medicinali riducendone o annullandone l’effetto terapeutico, a seconda della quantità assunta.

Tenendo bene a mente questo importante particolare, cosicché chi decide di fare uso di alimenti al carbone vegetale ne ottenga solo beneficio va ricordate che la sostanza colorante indicata come E153 è ammessa nell’Unione Europea in un’ampia gamma di alimenti, come i formaggi stagionati arancione, giallo e di colore biancastro, la pasta di pesce, i crostacei, i crostacei precotti, il pesce affumicato e vari prodotti da forno.

Quanto al pane, secondo alimento oggetto della domanda dei consumatori, non figura nell’elenco stilato dall’Unione Europea degli additivi utilizzabili come colorante negli alimenti. Sulla base delle norme comunitarie il carbone vegetale o E153 non può essere presente nella produzione del pane propriamente detto ma può essere usato per produrre alimenti sostitutivi del pane come grissini, cracker, gallette, freselle, taralli, fette biscottate ed altri.

Va sottolineato, infine, che quando il contenuto in carbone vegetale negli alimenti è molto basso, tecnicamente definibile “carry over”, per legge non è obbligatorio indicarne la presenza negli ingredienti cosicché viene assunto inconsapevolmente.

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