Rinnovo contratto, scioperano i commessi dei supermercati

di Antonio Arduino

Aversa – Mattinata di protesta degli operatori della grande distribuzione che hanno presidiato gli ingressi dei supermercati dell’agro aversano per chiarire ai compratori le ragioni di uno stato di agitazione della categoria che il 19 novembre potrebbe portare alla chiusura dei centri commerciali.

L’iniziativa finalizzata ad ottenere la collaborazione dell’utenza è stata etichettata “Fuori tutti” perché siano chiare le conseguenze dello stato di agitazione imposto dalla mancata sottoscrizione di un accordo per il rinnovo del contratto di lavoro che prevede maggiore impegno per gli operatori, quantificabile in un aumento di ore lavorativa – da 36 a 40 – e l’introduzione di un orario di lavoro notturno da effettuare senza alcun compenso anzi da effettuare malgrado la volontà, esposta da Federdistribuzione che rappresenta i datori di lavoro, di cancellare gli aumenti legati agli scatti di anzianità e escludere la 13esima e la 14esima dal calcolo del trattamento di fine rapporto.

Producendo un danno economico agli operatori sia nell’immediato, perché si vedrebbero ridotto lo stipendio mensile mediamente di 80 euro a fronte di un aumento dell’impegno lavorativo, sia nel futuro perché verrebbe ridotta in maniera considerevole la cosiddetta liquidazione al momento del pensionamento.

“Un accordo inaccettabile che va contro le leggi che tutelano i diritti dei lavoratori, primo fra tutti quello di cedere il giusto compenso per il lavoro effettuato”, afferma Gennaro di Micco, segretario generale della Cisl-Fisalc di Caserta, davanti al centro commerciale “Iperfamila” di Teverola.

“In un momento di difficoltà economiche qual è quello che stiamo attraversando proporre una diminuzione degli stipendi è assurdo. I contratti di lavoro si rinnovano per migliorarli”, ricorda Di Micco. “Naturalmente – aggiunge – se l’azienda ha necessità di una maggiore flessibilità in termini di organizzazione del lavoro noi siamo disponibili a ragionare per trovare un accordo”. “Ma – conclude – non può passare il messaggio che ancora oggi, in un momento di gravi difficoltà economiche, il lavoratore debba essere la catena debole del sistema. Non si può speculare sulla pelle della gente”.

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