Ucciso perché non rivelasse i segreti del clan: svolta in omicidio Petrone

di Redazione

Salerno – Barbaramente ucciso dai suoi compagni, componenti dello stesso clan camorristico, per il timore che potesse iniziare a collaborare con la giustizia.

È questo – secondo quanto emerso dalle indagini – il movente dell’ omicidio di Fabio Petrone, commesso nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2007 e per il quale oggi due persone, Vincenzo D’Andrea e Vincenzo Villacaro – entrambi già in carcere per altri motivi – sono i destinatari di un provvedimento cautelare personale emesso dal gip presso il Tribunale di Salerno su richiesta della locale Dda.

I due sono ritenuti mandanti dell’omicidio e D’Andrea è accusato anche di essere l’esecutore materiale del delitto. Le indagini,condotte dalla Squadra Mobile e dalla Dia di Salerno e, integrate dalle intercettazioni eseguite tra il 2013 ed il 2014, rafforzate dalle dichiarazioni rese da tre persone – Ciro De Simone, Pasquale Di Fiore e Walter Castagna – hanno dimostrato, secondo gli investigatori, che l’omicidio Petrone era strettamente connesso a quello di Donato Stellato, avvenuto solo qualche mese prima.

Petrone, che faceva parte del clan D’Andrea-Villacaro, contrapposto al clan D’Agostino, secondo gli esponenti della cosca avrebbe potuto iniziare a collaborare con la giustizia e a riferire particolari dell’omicidio Stellato – inquadrabile nella guerra di camorra tra le due opposte fazioni – visto che, all’epoca, manteneva stretti rapporti con Walter Castagna, che proprio in quel periodo aveva iniziato a collaborare con la giustizia. La vittima aveva da poco lasciato l’abitazione di Villacaro – boss della sua fazione – quando venne ammazzato.

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