Riforma Pa, stop a dirigenti condannati e voto minimo di laurea per concorsi

di Gabriella Ronza

Roma – Alla Camera si riprende l’esame della riforma della Pubblica Amministrazione. Sono, però, ancora in corso le votazioni sugli emendamenti relativi al capitolo dedicato alla dirigenza, tra i più corposi di tutta la delega.

Intanto, i due emendamenti, firmati dal M5S, sulle sanzioni per i dirigenti pubblici condannati dalla Corte dei Conti per danno erariale, restano accantonati all’articolo 9, sulla dirigenza.

Il relatore preposto al ddl, Ernesto Carbone (Pd), non si è ancora pronunciato sul parere da dare alle due proposte che mirano a una stretta nei casi di condotte dolose nei confronti della Pa.

Le riforme riguardano numerose novità: prime fra tutte, come aveva già annunciato il premier Renzi, l’accorpamento della Forestale in un’altra forza (con tutta probabilità i carabinieri) e l’abolizione del voto minimo di laurea per concorsi per l’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni.

Per quanto riguarda l’Avvocatura dello Stato, a cui è dedicato l’articolo 9-bis della riforma della Pubblica amministrazione, si vuole lasciare spazio ai più giovani e al merito. L’articolo prevede, infatti, il divieto di affidare posizioni direttive per chi è vicino alla pensione e incarichi sulla base del merito.

Novità anche per i pensionati: si allargano le maglie per i pensionati nella P.a. Il tetto di un anno vale solo per i ruoli direttivi (senza possibilità di rinnovo). Le altre cariche e collaborazioni sono comunque consentite. Resta confermato, per tutte le posizioni affidate a pensionati, il vicolo della gratuità (costo zero).

Sul fronte giustizia, da oggi in poi, si prevede la revoca o il divieto dell’incarico in settori esposti al rischio corruzione, quando è stata emessa una condanna (anche non definitiva) da parte della Corte dei Conti al risarcimento del danno erariale per condotte dolose.

Sulla dirigenza, invece, la nuova linea di guida è chiara: i dirigenti sono licenziabili, ma solo dopo pagella negativa. Tuttavia, pur di non essere mandato via, il dirigente pubblico potrà chiedere un ritorno a semplice funzionario. Inoltre, nel momento in cui scatta un’azione disciplinare non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, la pratica dovrà essere portata a termine senza escludere il licenziamento.

Si è, inoltre, trattato l’argomento “finti malati”. Per centrare l’obiettivo, le funzioni di controllo e le relative risorse passano dalle Asl all’Inps.

La riforma ha, inoltre, riguardato:

La scure su partecipate che verranno ridotte. Inoltre, per quelle che gestiscono servizi pubblici si prevede un numero massimo di rossi dopo cui scatta la liquidazione.

Il taglio netto sulle Prefetture che potrebbe portare anche a un dimezzamento. Si elimineranno gli uffici doppioni tra ministeri e Authority.

Il taglio burocratico per dimezzare i tempi di costruzione delle grandi opere.

Saranno precisate le funzioni di palazzo Chigi per il mantenimento dell’unità di indirizzo. La delega riguarda pure la definizione delle competenze in materia di vigilanza sulle agenzie fiscali (come le Entrate).

Una svolta digitale: “Carta della cittadinanza digitale”, con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online.

Il diritto per tutti di accedere, anche via web, a documenti e dati della Pa.

Un numero unico di emergenza: il 112. In tal caso, si dovrebbero realizzare centrali in ambito regionale che, raccogliendo la richiesta, siano in grado di smistarla al servizio di interesse.

Si parla, inoltre, di un libretto unico auto. Si apre al trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall’Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione. Si va verso l’idea di un’unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto.

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