Aree Standard, il caso dell’usucapione dei Marino

di Nicola Rosselli

Aversa – La madre di tutte le questioni relative agli standard urbanistici è quella relativa all’usucapione da parte della famiglia Marino (che vanta un familiare in Consiglio comunale ad Aversa, un altro vicesindaco di Casaluce e candidato alle prossime elezioni regionali nella lista Caldoro Presidente) di un terreno di ben 1600 metri quadrati in via San Lorenzo, sul quale è stato realizzato, impunemente, un deposito giudiziale per autovetture e moto.

Nel giugno scorso la Corte dei Conti, sempre attraverso le fiamme gialle aversane, chiese al Comune di Aversa di notificare un atto di apertura indagini a quanti negli ultimi trenta anni avevano ricoperto le cariche di: sindaco pro tempore segretario comunale p.t.; assessore al Demanio e Patrimonio p.t. (o altra denominazione allora vigente); assessore all’Area Tecnica/Urbanistica p.t. (o altra denominazione allora vigente); consigliere comunale con delega al Demanio e Patrimonio p.t. (o altra denominazione allora vigente).

Il bene in questione è stato acquisito dal Comune quale cessione per decurtare gli oneri di urbanizzazione da parte della società Athenae Immobiliare il 2 maggio 1985. Secondo gli atti è il 1996 l’anno in cui si sarebbe consolidata l’usucapione i cui termini avrebbero avuto inizio, quindi, nel 1976, con il precedente proprietario.

La cosa più strana è che in quegli anni di Prima Repubblica nessuno tra gli organismi comunali deputato ai controlli ha mai notato questa occupazione abusiva. Inoltre, circostanza ancora più assurda, su quell’area c’era e c’è un’attività imprenditoriale. A questo punto vien da chiedersi: quando sono state concesse le autorizzazioni nessuna autorità ha verificato la sussistenza del titolo di proprietà del suolo?

La vicenda, a livello civilistico, si conclude nel 2002, quando il privato in questione intenta causa al comune per il riconoscimento della proprietà per usucapione. Una causa nella quale l’ente non si costituisce nemmeno perché, come ricorda l’allora sindaco Mimmo Ciaramella, i dirigenti comunali evidenziarono che l’usucapione si era oramai concretizzata e ci sarebbe stato solo un ulteriore aggravio di spese da parte del Comune.

Ma al danno per le casse comunali si aggiunge la beffa. Su quell’area c’è un deposito giudiziale di auto e moto, utilizzato anche dalla polizia municipale per depositarvi vetture e moto sequestrate per carenza di assicurazione obbligatoria o perché guidate senza patente e così via. Ebbene, in questi decenni, stando a calcoli approssimativi, la società proprietaria sarebbe divenuta creditrice nei confronti del comune di circa due milioni per spese di deposito degli automezzi non ritirati dai proprietari.

Per la cronaca, quello standard ceduto dall’Athenae Immobiliare era di ben 7500 metri quadrati di cui poco più di 1500 sono stati usucapiti. Il Pd aversano, con il consigliere comunale Marco Villano, chiede di realizzarvi un parco urbano ed un parcheggio in una zona degradata, dove insiste anche la facoltà di architettura della Sun.

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