Urology Forum a Riardo, nuovi farmaci per ridurre ipertrofia prostatica

di Redazione

Riardo (Caserta) – Notti insonni per urinare, corse in bagno molte volte durante il giorno, grande sforzo per iniziare a urinare e bruciore durante la minzione. Sono alcuni dei più frequenti e fastidiosi sintomi vissuti ogni giorno dagli oltre 150 mila campani over 50 che soffrono di ipertrofia prostatica benigna: si tratta di circa un uomo su sei, il 14% di chi ha superato la boa dei cinquanta.

Per loro oggi arriva la conferma che una coppia di farmaci, a base di dutasteride e tamsulosina, è efficace sui sintomi già entro un mese dall’inizio dell’assunzione ed è in grado di ridurre del 43% la probabilità di una progressione della malattia.

A dimostrarlo sono i risultati dell’ampio studio internazionale “Conduct”, presentato in anteprima all’Urology Forum Italiano tenutosi a Riardo, in provincia di Caserta: iniziare la doppia cura al momento della diagnosi consente di evitare un peggioramento nei pazienti a maggior rischio di aggravarsi, tanto che il benessere migliora in otto casi su dieci.

A oggi il primo approccio ai pazienti con ipertrofia prostatica e sintomi moderati è, invece, la “vigile attesa”; solo se le condizioni peggiorano si prescrive un primo farmaco a cui si associa eventualmente un secondo principio attivo in caso di mancata efficacia. I dati raccolti nell’arco di due anni dallo studio Conduct mostrano invece che non aspettare, ma scegliere una combinazione ben tollerata ed efficace, non solo consente di migliorare i sintomi urinari ma di mantenere l’effetto positivo per tutta la durata del trattamento.

L’ipertrofia prostatica benigna è un ingrossamento della ghiandola prostatica, che provoca la compressione dell’uretra e la riduzione del flusso di urina: si tratta della quarta malattia più spesso diagnosticata nell’uomo, i cui sintomi possono condizionare molto la qualità di vita.

Lo studio Conduct mostra che in questi casi è opportuno iniziare precocemente una ‘doppia terapia’ anziché aspettare o prescrivere una monoterapia in caso di peggioramento. E i risultati incidono anche con un sensibile miglioramento della qualità di vita, decisamente più marcato rispetto agli altri approcci più “attendisti”.

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