Cucchi, la sorella presenta esposto contro il consulente della Procura

di Giuseppe Della Gatta

 Roma. “Chi sa parli, che si abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità perché questo Stato non può sopportare una violenza impunita di questo tipo”.

Il monito del presidente del Senato, Pietro Grasso, fa da cornice agli ultimi fatti sul caso Cucchi che in questa settimana è ritornato al centro della cronaca nazionale.

Nella mattinata di mercoledì 5 novembre, infatti, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, supportata dai genitori, porta nelle stanze della Procura romana un esposto di quindici pagine dove punta il dito contro l’ex direttore del Dipartimento di medicina legale dell’Università “La Sapienza”, Paolo Arbarello, nominato consulente, all’epoca dei fatti, dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy.

Nell’accusa contro Arbarello, Ilaria Cucchi supporta le sue tesi focalizzandole su un’intervista rilasciata dal medico legale al Tg5 la sera del 9 novembre 2009 in cui sostenne che era “portato più a ritenere che ci sia stata una responsabilità dei medici” nella morte di Stefano.

A seguito dell’esposto presentato dalla famiglia Cucchi, il procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, decide di aprire un ulteriore fascicolo, dove questa volta spunta solo il nome di Arbarello, accusato di aver anticipato il suo giudizio sull’esito della consulenza fatta per conto del pm prima ancora che il documento venisse depositato.

La reazione del dottor Arbarello non si è fatta però aspettare. Corso ai ripari, annuncia infatti di procedere contro i familiari di Cucchi per diffamazione. In un’intervista rilasciata alla Repubblica sostiene: “Lo abbiamo scritto e ripetuto più volte: ci sono lesioni che sono sospette. Ma noi non siamo in condizioni di dire se qualcuno gli ha sbattuto la testa contro il muro facendolo cadere o se invece ha fatto tutto da solo. In ogni caso, ripeto, non sono queste le cause del suo decesso”.

Intanto, l’attenzione sul caso starebbe portando la Procura di Roma a risentire, con molta probabilità, Nicola Minichini, agente di Polizia penitenziaria assolto nel processo. In un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, Minichini assicura di non aver visto il pestaggio e se anche questo fosse avvenuto, in quel momento lui non sarebbe stato presente. Ma una sua frase apre nuovi interrogativi sul caso. Minichini afferma, infatti, che “sarebbe ora di allargare gli orizzonti. Non so perché finora la Procura non ha avuto lo stesso accanimento nei confronti dei carabinieri”.

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