Ericsson, i senatori del M5S presentano interrogazione parlamentare

di Redazione

 Marcianise. Sulle continue proteste dei dipendenti della Ericsson di Marcianise contro la chiusura dell’azienda, intervengono 13 senatori del Movimento 5 Stelle con un’interrogazione rivolta al Consiglio dei Ministri.

Il primo firmatario, il senatore napoletano Sergio Puglia, insieme ai suoi colleghi, spiega: “Il personale della multinazionale svedese impiegato nel distretto industriale di Marcianise ha creato un presidio all’esterno della fabbrica contro la decisione dell’azienda di richiedere al Governo un altro anno di cassa integrazione dopo i due conclusi di recente.

I lavoratori e i sindacati ritengono che ci sia una volontà chiara, anche se non dichiarata, di chiudere la fabbrica di Marcianise che nell’ultimo ventennio ha rappresentato l’eccellenza nella produzione di apparati per telecomunicazioni.

Lo stabilimento casertano si è sempre distinto nel campo della produzione di apparati d’eccellenza nel campo delle telecomunicazioni, sfoggiando unoknow howd’alto profilo. I lavoratori della Ericsson di Marcianise, pertanto, hanno deciso di non assistere inerti alla volontà del colosso svedese di arrivare ad una “chiusura indotta” dello stabilimento casertano, chiedendo garanzie per il proprio futuro e chiarimenti circa gli investimenti degli ultimi anni”.

Lo stabilimento di Marcianise, nato nel 1994 come Marconi Sud Spa, è arrivato ad occupare fino a 1400 persone intorno al 1999-2000 producendo apparati elettronici fondamentali nell’architettura delle moderne reti di telecomunicazioni. Nel 2000 l’azienda, diventata parte della multinazionale inglese Gec, ha deciso di scorporare e vendere le attività di assemblaggio elettronico alla Jabil Circuit che ha iniziato con 600 persone in un altro stabilimento in Marcianise come costola della Marconi Sud e è rimasta negli anni legata a doppio filo alle sorti di quest’ultima.

La Ericsson telecomunicazioni è entrata in scena nel 2006 quando in seguito ad una profonda crisi del gruppo Marconi ha deciso di acquisirlo, battendo sul filo di lana i concorrenti cinesi della Huawei. L’11 giugno 2012 è stato concordato con le rappresentanze sindacali un accordo di cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione della durata di 24 mesi, periodo in cui l’azienda si impegnava ad investire “attraverso un piano di riorganizzazione finalizzato a migliorare il parco dei macchinari di produzione e degli apparati necessari allo svolgimento delle attività di servizio verso i clienti, creando figure professionali nuove e polifunzionali”.

A distanza di soli 18 mesi da quell’accordo, con investimenti pari a 8 milioni di euro ed una riduzione del personale, su base volontaria, di 110 unità lavorative, l’azienda di Marcianise si avvia verso una lenta agonia.

“Durante la prima fase di investimento – spiega Puglia – era stato sviluppato un prodotto di nuova tecnologia che avrebbe tenuto testa aicompetitor, ma dopo una fase di prototipazione fatta nel sito di Marcianise con risultati eccellenti in termini di resa e di affidabilità, nel momento di passare alla fase di volume, ilmanagementha deciso di produrlo in Malesia, presso una società terza. A Marcianise, dalla fine del 2013, sono rimaste le nuove macchine frutto di investimenti, ma solo per produrre i prodotti di vecchia generazione dichiarati obsoleti. A fine febbraio 2014 la Ericsson ha ufficializzato l’accordo siglato con la multinazionale americana Ciena, sua concorrente sulla stessa fascia di apparati prodotti a Marcianise, col quale si è impegnata a commercializzare i prodotti Ciena”.

“Tale operazione – sostiene l’esponente del M5S – è espressione di undietro frontche sconfessa tutto quanto fatto negli anni precedenti, cancellando il lavoro di tutte le risorse italiane impegnate nello sviluppo dei nuovi prodotti, ivi compreso l’intero stabilimento di Marcianise che proiettava su questi le sue speranze per il suo futuro”.

Sul caso il segretario della Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici) di Caserta, Massimiliano Guglielmi, afferma: “Speravamo che l’Ericsson dopo due anni di sacrifici per i lavoratori presentasse un vero piano di ristrutturazione; il timore invece è che la richiesta di un altro anno di cassa integrazione nasconda la volontà ultima di mandare a casa almeno altre 100 persone anche tenuto conto dell’accordo con la Ciena. Tra l’altro non è neanche certo che il nuovo Governo firmi il relativo decreto di concessione della Cig”.

Mentre Antonello Accurso, segretario della Uilm (Unione italiana lavoratori metalmeccanici) Caserta, ritiene che “la Ericsson deve mantenere i suoi impegni sul territorio e garantire gli investimenti che aveva promesso ai sindacati a dispetto dell’accordo sottoscritto con l’azienda Usa”.

Nel mese di luglio 2013 i lavoratori protestarono con un altro sciopero dopo la richiesta dell’azienda (accettata) di aumentare la quantità di cassa integrazionepro capiteda 21 a 37 settimane all’anno.

A questo punto, Puglia e gli altri senatori penta stellati chiedono di sapere “se i ministri siano a conoscenza della gravissima situazione in cui si trovano i lavoratori della Ericsson di Marcianise e se l’azienda si stia realmente adoperando per la chiusura dello stabilimento mettendo così a rischio il lavoro di diverse centinaia di dipendenti e la stabilità economica di tante famiglie; quale strategia l’azienda svedese abbia attuato in Italia e come siano stati utilizzati gli investimenti messi in atto; se non ritengano opportuno vigilare affinché la multinazionale svedese sia richiamata alle proprie responsabilità nel nostro Paese; quali urgenti azioni intendano intraprendere a tutela dei lavoratori che, pur in possesso di una forte qualificazione professionale e pur inseriti in un sistema fortemente competitivo sul mercato internazionale, rischiano di perdere l’occupazione e, soprattutto, al fine di ottenere precise garanzie sulla reale volontà dell’azienda di rimanere sul mercato italiano;quali iniziative di competenza intendano assumere, anche coinvolgendo le istituzioni locali, per scongiurare la desertificazione industriale e occupazionale che sta interessando la provincia di Caserta”.

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