Il Papa a Repubblica: “Così cambierò la Chiesa”

di Redazione

 ROMA. La Chiesa si senta “responsabile sia delle anime sia dei corpi”. Lo afferma Papa Francesco in un colloquio con Eugenio Scalfari su Repubblica, che segue lo scambio epistolare col fondatore del quotidiano.

Per il Pontefice i giovani senza lavoro e gli anziani lasciati soli sono il problema “più urgente” e “più drammatico” che la Chiesa ha davanti. Bergoglio sottolinea “che nella società e nel mondo in cui viviamo l’egoismo è aumentato assai più dell’amore per gli altri”, ecco perché “gli uomini di buona volontà debbono operare”, “per far sì che l’amore verso gli altri aumenti fino ad eguagliare e possibilmente superare l’amore per se stessi”. In questo senso la politica è chiamata in causa.

Il “liberismo selvaggio”, afferma, non fa “che rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi. “Ci vogliono regole di comportamento ed anche, se fosse necessario, interventi diretti dello Stato per correggere le disuguaglianze più intollerabili”.

Francesco parla poi dei suoi studi universitari e di un’insegnante “comunista fervente”, che “fu poi arrestata, torturata e uccisa dal regime” argentino. Il “materialismo” del comunismo “non ebbe alcuna presa su di me, – sottolinea Bergoglio – ma conoscerlo attraverso una persona coraggiosa e onesta mi è stato utile, ho capito alcune cose, un aspetto del sociale, che poi ritrovai nella dottrina sociale della Chiesa”.

Dalle prime pagine del quotidiano di Ezio Mauro, il Papa racconta come cambierà la Chiesa. Il proselitismo è “una solenne sciocchezza”,dice Francesco, bisogna conoscersi e ascoltarsi. E ancora: “I capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato”. Ma aggiunge: la Curia non è la corte, “vi sono talvolta dei cortigiani”, ma nel suo complesso è un’altra cosa. “Però ha un difetto: è Vaticano-centrica”, e questo “trascura il mondo che ci circonda. Non condivido questa visione e farò di tutto per cambiarla”. “Quando ho di fronte un clericale, divento anticlericale di botto”, confida Papa Francesco a Scalfari.

“Il clericalismo – spiega – non dovrebbe avere niente a che vedere con il cristianesimo”. “Il nostro obiettivo non è il proselitismo ma l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni, della disperazione, della speranza”. Il Papa ricorda che il Vaticano II decise di “guardare al futuro con spirito moderno e di aprirsi alla cultura moderna”, ma dopo di allora fu fatto molto poco in quella direzione. “Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare”, conclude.

Alla domanda di Scalfari se si dovrà seguire la strada del Poverello per una riforma della Chiesa, il Papa risponde: “Non sono certo Francesco d’Assisi, non ho la sua forza e la sua santità. Sono il vescovo di Roma e il Papa della cattolicità e ho deciso come prima cosa – spiega Francesco – di nominare un gruppo di 8 cardinali che siano il mio Consiglio, non cortigiani ma persone sagge ma animate dai miei stessi sentimenti. Questo è l’inizio di quella Chiesa con un’organizzazione non soltanto veritcistica ma anche orizzontale”.

Intanto, un primo segno di cambiamento arriva dall’Istituto per le Opere di Religione (Ior), che ha pubblicato il suo Rapporto Annuale relativo al 2012 sul suo sito internet. Si tratta del primo rapporto annuale dello Ior – inteso come parte di un’ampia iniziativa volta a illustrare la missione, le attività e i dati finanziari dell’Istituto – ad essere divulgato al pubblico.

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