Il “self service man” abusivo

di Antonio Arduino

 AVERSA. Se il lavoro non c’è lo si inventa. Nasce così la figura del “self service man”, ovvero dell’uomo addetto al servizio di rifornimento presso un distributore di carburante self service.

L’iniziativa è di un simpatico extracomunitario originario del Ghana. Nei giorni di chiusura di un distributore di servizio del centro, indossato un giubbetto arancione, di quelli da usare – per legge – per rendersi visibili in caso di sosta improvvisa sulla carreggiata per rimediare ad un’avaria dell’autovettura, seduto su di un comodo sgabello aspetta pazientemente l’arrivo degli automobilisti che intendono rifornire il serbatoio dell’automobile.

Un’operazione in apparenza banale ma che, di fatto, richiede l’esecuzione di una serie di manovre per niente usuali per gli automobilisti della zona, abituati a farsi servire restando, salvo eccezioni, comodamente seduti nel veicolo, specie se anziani e magari con problemi di vista. Per questi ultimi, in particolare, fare rifornimento è un problema, spesso è una operazione ostica al punto da far sì che preferiscono lasciare perdere nella speranza di trovare in zona un distributore con operatore.

E’ a questo punto che interviene l’uomo del self service servito. Chiedendo con cortesia se si abbia necessità di aiuto si propone come regista dell’operazione, facendo un po’ il verso a Vittorio Marsiglia nell’interpretazione del regista fotografico del film Bellavista che aiutava chi aveva necessità di una foto tessera fatta dalla macchinetta.

Così, ricevuta dall’automobilista la banconota necessaria ad azionare la pompa il self service man da il via all’operazione di rifornimento, ingannando l’attesa pulendo parabrezza e lunotto. Guadagnando così una mancia meritata. Naturalmente chi vuole può fare da se, rispondendo “no grazie” all’offerta d’aiuto. L’uomo del self service servito si farà tranquillamente da parte.

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