Un pentito accusa Cosentino: “Bidognetti mi disse di farlo votare”

di Redazione

 CASERTA. Un pentito di camorra chiama in causa il deputato del Pdl Nicola Cosentino. Per il quale si sarebbe mobilitato il clan Bidognetti, una delle famiglie forti dei Casalesi, impegnato a farlo votare alle elezioni regionali del 1995.

Aniello Bidognetti mi disse che bisognava votare per Cosentino, perchè così aveva deciso la cupola del clan» ha detto Raffaele Ferrara, ex capozona dei Casalesi nel comune di Parete, oggi collaboratore di giustizia, durante l’udienza del processo a carico del parlamentare in corso di svolgimento a Santa Maria Capua Vetere. “Il nostro referente politico era lui – ha insistito il pentito – anche in considerazione della parentela tra Cosentino e la famiglia Schiavone”.

Ed è proprio su questo vincolo di parentela che si è registrato un momento di tensione in aula. Ferrara, riferendosi alla “parentela tra Cosentino e la famiglia Schiavone” ha ricordato il fidanzamento dei primi anni Novanta, poi divenuto matrimonio, tra la sorella di Peppe Russo, detto “o’ padrino” – uno dei fedelissimi del capo indiscusso dei Casalesi, Francesco Sandokan Schiavone – e un fratello del parlamentare del Pdl.

Cosentino, in aula con i suoi avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, ha risposto a muso duro: “Ma quale parentela, io non sono parente di nessuno”. Il pentito ha poi insistito: “Bidognetti mi inviò i manifesti elettorali di Cosentino – ha proseguito Ferrara – con cui tappezzai Parete e altri comuni limitrofi”. Il pentito, rispondendo ad alcune domande dei legali del deputato Pdl, non ha saputo fornire indicazioni concrete su eventuali favori fatti da Cosentino al clan dopo la vittoria alle Regionali.

Ha però evidenziato “che il clan non dà mai niente per niente”. Aggiungendo: “Aniello Bidognetti mi disse che dall’elezione di Cosentino il clan avrebbe avuto profitti sul fronte degli appalti pubblici e dei rifiuti, i due pilastri dei Casalesi, e minor tensione sul fronte della normativa anticamorra”.

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