Tarsu, caccia agli evasori: nel mirino gli studi professionali

di Antonio Arduino

 AVERSA. Tarsu, scatta la caccia agli evasori. Nel mirino gli studi professionali di commercialisti, avvocati, architetti, ingegneri, medici, assicuratori, consulenti.

Centinaia di unità immobiliari i cui titolari evaderebbero regolarmente il pagamento della tassa perché non censiti e che, una volta scovati, dovrebbero portare migliaia di euro nelle casse comunali. “A rendere possibile questa evasione fiscale – spiegano gli addetti ai lavori di controllo – è la norma relativa al pagamento della Tarsu che è legata alla residenza dei titolari degli studi”. “In pratica – chiariscono – per quelle unità immobiliari non viene emesso il ruolo, anche se producono rifiuti, non essendo, generalmente, uno studio il domicilio di residenza del titolare”.

“Ai fini della Tarsu quelle unità immobiliari – ribadiscono gli operatori– sono considerate abitazioni vuote, sfitte e quindi non c’è tassa da pagare, a differenza di una normale abitazione per la quale il proprietario pur non avendo la residenza, non abitandoci o addirittura tenendola vuota pagava l’Ici e oggi, paga l’Imu”.

Considerando che i titolari di studi professionali, di solito, non hanno la residenza nei locali in cui lavorano sarebbero centinaia i presunti evasori della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani che pur producendo rifiuti non riceverebbero la cartella esattoriale.

Una tesi che, se dimostrata dai controlli avviati dall’amministrazione, porterebbe parecchie migliaia di euro nelle casse municipali, permettendo di recuperare ampiamente quanto non sarà messo a carico dei cittadini, per i quali l’ente non ha previsto alcun aumento della Tarsu, cresciuta largamente begli ultimi anni senza produrre un servizio adeguato.

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