Via Poma, nuova perizia: “Quel sangue non è di Busco”

di Mena Grimaldi

Raniero Busco e Simonetta CesaroniROMA. A due giorni dall’inizio del processo d’appello per il delitto di Simonetta Cesaroni, una perizia e una lettera potrebbero ribaltare il verdetto di primo grado.

La nuova tesi sul giallo di via Poma è offerta dal professor Angelo Fiori, all’epoca dell’omicidio nominato dal gip per effettuare una consulenza sulle tracce biologiche trovate sulla maniglia della porta dell’ufficio dove Simonetta fu uccisa. Per Fiori quella macchia di sangue è di gruppo A, diverso, dunque, da quello di Simonetta e Raniero Busco, ex fidanzato della ragazza e condannato a 24 anni in primo grado, entrambi gruppo 0. Non essendo stato ascoltato nel processo di primo grado, il medico ha scritto alla difesa dell’ex fidanzato, costituita dagli avvocati Franco Coppi e Paolo Loria. I due legali hanno allegato la lettera alle motivazioni di appello depositate di recente.

“Quando è stata resa nota la sentenza – scrive Fiori – sono rimasto molto colpito dalla condanna, in quanto i dati probatori di mia diretta conoscenza erano tali da mettere in serio dubbio le conclusioni della Corte. La verità processuale è che il sangue sulla maniglia è di gruppo A, mentre Simonetta e Busco sono di gruppo 0. Ho riletto la mia relazione d’ufficio collegiale – scrive il medico – era stata redatta con i professori Pascali e Destro-Bisol su incarico del gip Pizzuti. Poiché non sono stato chiamato durante il processo mi chiedevo che cosa ne fosse stato degli accertamenti eseguiti da me all’epoca”.

E’ probabile, dunque, che una nuova super perizia sul Dna trovato sul corpetto della ragazza e il morso sul seno sinistro potrebbe, insieme alle dichiarazioni di Fiori,ribaltare la sentenza di primo grado.

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