Cosa Nostra e Casalesi controllavano il mercato dell’ortofrutta

di Redazione

da sin. Gaetano Riina e Nicola SchiavoneNAPOLI.La squadra mobile di Caserta e la Dia di Roma hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di appartenenti a diverse organizzazioni mafiose operanti in Campania e Sicilia,…

… colpendo anche persone di elevato spessore criminale col ruolo di vertice nel clan dei casalesi, nel casertano, dei Mallardo, in provincia di Napoli, e di Cosa nostra, in Sicilia.

Le indagini, che abbracciano il periodo dal 2007 al 2010, hanno svelato una spartizione degli affari all’interno dei mercati da parte di mafia e camorra e una monopolizzazione del settore dei trasporti su gomma del clan dei Casalesi. Attraverso questa alleanza entrambe le organizzazioni traevano rilevante vantaggio consistente, per i casalesi, nella gestione monopolistica di un’agenzia, “La Paganese Trasporti”, di San Marcellino, nel casertano, di Costantino Pagano, che controllava tutti i trasporti dei prodotti ortofrutticoli dà e per il Centro Sud Italia relativamente ai mercati siciliani di Palermo, Trapani, Catania, in parte anche Gela e Fondi (Latina); e, per i siciliani, almeno di quelli che avevano interesse diretto nel settore della vendita e distribuzione dell’ortofrutta, come gli Sfraga, nel libero accesso e vendita di loro prodotti nei mercati della Campania e del Lazio, con prevalenza rispetto ad altri operatori del settore.

Dalle risultanze investigative e dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è emersa, quindi, un’alleanza fondata su reciproci interessi che influenzava l’economica del settore ed i prezzi dei singoli prodotti, evidentemente determinati anche sulla base del forte condizionamento derivante dalla presenza mafiosa e dall’assenza del libero mercato. Non a caso, si registra il coinvolgimento di figure di primo piano della mafia siciliana, come Gaetano Riina, fratello del più noto Totò Riina e considerato referente mafioso degli Sfraga, di quella casertana, come Nicola Schiavone (figlio del boss Francesco “Sandokan”) e Carlo Del Vecchio, e di quella napoletana, come Francesco Napolitano, intervenuti anche in prima persona per garantire gli equilibri e per affermare o riaffermare posizioni dominanti.

Le ordinanze, emesse dal gip Pasqualina Paola Laviano, su richiesta dei pm Cesare Sirignano, Francesco Curcio e Ivana Fulco, ricostruiscono un intero decennio di storia dei rapporti ed interessi economici ed imprenditoriali, di accordi e scontri, anche armati. Gaetano Riina, come riferiscono dalla Dda, aveva ben compreso la portata “rivoluzionaria” dell’accordo proposto dal clan dei Casalesi che, in cambio dell’acquisizione di una posizione monopolistica sulle tratte Sicilia Occidentale-Campania-Fondi, metteva al servizio degli imprenditori di Cosa Nostra (gli Sfraga) la propria forza di intimidazione nelle zone campane e del Basso Lazio, consolidandone le loro posizioni commerciali. Un’alleanza testimoniata, in particolare, da un incontro a Reggio Calabria tra gli Sfraga, Gaetano Riina e Antonino Venanzio Tripodo, figlio del noto “Don Micò” Tripodo, ai vertici della ‘ndrangheta calabrese, testimone di nozze proprio di Totò Riina, indice di forte legame tra le due famiglie. Incontro voluto dagli Sfraga per spianare la strada alla famiglia siciliana nel mercato di Fondi, il cui accesso era controllato proprio da Tripodo quale referente mafioso conseguente alla sua veste di “regolatore” del commercio dell’ortofrutta in quella zona. Nello stesso mercato di Fondi, nel settore trasporto, analogo potere era esercitato dai casalesi attraverso la ditta “La Paganese”.

Un altro dato, tutt’altro che trascurabile, emerge dai sequestri eseguiti presso “La Paganese” e dalle immagini video riprese nel piazzale della ditta, con un ripetersi di scene di uomini armati di pistole, bombe, fucili e di casse di fucili mitragliatori “kalashnikov” trascinate per terra in piena notte per poi essere occultate nelle intercapedini dei tir diretti nei mercati ortofrutticoli siciliani. A tal proposito si accertava un traffico di armi dalla Campania alla Sicilia, attuato attraverso il mercato di Fondi e la ditta di San Marcellino. Numerosi collaboratori di giustizia, organici ai casalesi, hanno infatti attribuito a Nicola Schiavone, reggente del clan, e al cugino Paolo Schiavone, la gestione del traffico di armi da guerra provenienti dall’Est Europa e destinate non solo ad alimentare gli arsenali della camorra casertana ma anche di quella siciliana degli Ercolano-Santapaola di Catania, nell’ambito di un accordo maturato negli affari dell’ortofrutta e di intensi rapporti con la cosca siciliana.

Per quanto riguarda il clan Mallardo di Giugliano (Napoli), alcuni affiliati sono ritenuti coinvolti direttamente nella gestione della ditta di trasporto “Panico” e destinatari di ingenti somme di denaro versate.

Nella foto, da sin. Gaetano Riina e Nicola Schiavone

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