Ddl intercettazioni, Bongiorno si dimette. Accordo “salva blog”

di Mena Grimaldi

Giulia BongiornoROMA. “Mi dimetto perché non mi riconosco più in questo testo e credo inaccettabile che prima si fa un accordo e poi siccome c’è questo schioccar di dita del presidente del Consiglio tutti voltano le spalle. Credo che Angelino Alfano sia politicamente intelligente e bravo. In questo caso avrebbe dovuto tenere il punto”.

Sono queste le parole di Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera, subito dopo aver presentato le sue dimissioni da relatore del ddl intercettazioni. Dimissioni arrivate dopo la decisione del Pdl di insistere sull’emendamento che vieta la pubblicazione di ogni conversazione prima dell’udienza filtro. “Non comprendo le dimissioni del presidente Buongiorno – ha replicato il Guardasigilli, Francesco Nitto Palma – mi pare che le variazioni siano minimali ed estremamente ragionevoli. Assolutamente in linea con il significato dell’udienza filtro”.

Pugno di ferro anche per il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi, secondo il quale il disegno di legge “devasta ancora di più l’immagine dell’Italia nel mondo”. “Dire che non si possono pubblicare intercettazioni fino all’udienza filtro è come dire ai mezzi di informazione è vietato informare su atti che non sono segreti”, incalza Antonio Di Pietro. A rendere difficile l’intesa ci sono altri punti qualificanti del ddl, in primis il carcere per giornalisti. Palma assicura che non verrà introdotto, ma nel testo è già previsto che i cronisti che pubblicano intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione vengano puniti con il carcere.

E il Pdl, con un emendamento di Manlio Contento, cui è stato dato un via libera preliminare dal Comitato dei nove, vorrebbe estenderla anche a chi mette in pagina conversazioni ritenute irrilevanti dall’udienza-filtro.

Intanto, è stata raggiunta l’intesa sulla norma che prevedeva l’obbligo di rettifica entro 48 ore per tutti i siti internet, blog compresi. È stato approvato all’unanimità, con il parere favorevole del governo, il testo di Roberto Cassinelli (Pdl) che distingue le testate giornalistiche online dai siti amatoriali. L’obbligo di rettifica entro 48 ore rimane quindi solo per i siti di informazione registrati ai sensi della legge sulla stampa.

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