Napolitano: “Basta risse in Parlamento, così non si va avanti”

di Redazione

Giorgio NapolitanoROMA.Il capo dello Stato convoca i capigruppo parlamentari per fare il punto sulle ultime vicende politiche e le forti tensioni che stanno caratterizzando l’attività del Parlamento.

Giorgio Napolitano, rientrato giovedì da un viaggio a New York avrebbe espresso sconcerto e preoccupazione per una situazione che porta la politica ad eccessive divisioni e per il momento non facile che sta attraversando il paese.

Rinviato, intanto, a martedì dopo lo scontro l’esame del testo sul processo breve. “Noi staremo sia in Parlamento sia nelle piazze”, per esempio “l’8 aprile ci saranno le notti bianche per la scuola e la democrazia in quattro grandi città”, ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. “Volevano fare un blitz e coprirlo con i miracoli di Berlusconi a Lampedusa. Non ci son riusciti e hanno dovuto alzare bandiera bianca”, ha aggiunto.

L’allarme del capo dello stato segue le dichiarazioni fatte l’altro ieri in una lunga intervista pubblica alla Ny University. “Io non faccio commenti su nessuna personalità politica italiana. Parlo più in generale e dico – aveva detto – che il più grande problema della politica italiana è l’iper-partigianeria che produce una guerriglia quotidiana e rende impossibile il dialogo ed il confronto, determina una delegittimazione reciproca dei competitori politici”. Da qui la preoccupazione e alcuni richiami e consigli formulati ieri ai capigruppo di Camera e Senato di Pdl, Pd e Udc ad abbassare i toni e al rispetto delle regole. Argomentazioni che alcuni settori del partito del premier Silvio Berlusconi leggono come un nuovo monito sulla eventualità che l’acuirsi dello scontro renda impossibile il proseguo della legislatura con conseguente scioglimento anticipato delle Camere. Ipotesi che Berlusconi non ha affrontato direttamente nel corso dei numerosi incontri avuti a Palazzo Grazioli. Tuttavia, ministri e dirigenti a lui vicini leggono le parole del presidente del Consiglio (sull’imminente allargamento della maggioranza e la compattezza del centrodestra) come una risposta indiretta ai timori del Quirinale.

Il ministro Ignazio La Russa intanto dovrà aspettare martedì per sapere se il suo “vaffa” gli impedirà, come chiede il centrosinistra, di votare in Aula togliendo un voto alla maggioranza ogni giorno alle prese con i numeri parlamentari. Il coordinatore Pdl conferma la sua versione ma il collegio dei questori di Montecitorio “deplora” il gesto del ministro dopo aver visionato i filmati della bagarre. D’altra parte è lo stesso Senatur a riprendere La Russa che “ieri doveva stare zitto”.

Tocca al presidente della Camera Gianfranco Fini comunicare all’Aula che il collegio dei questori ha “deplorato” il comportamento del ministro. E aggiungere che “quanto avvenuto ieri è senza precedenti”. Proprio l’inesistenza di un precedente di un ministro che insulta spiega la difficoltà dell’ufficio di presidenza di decidere una sanzione. Per il centrosinistra, da ministro potrebbe partecipare ai lavori dell’aula ma, in quanto deputato sanzionato, gli sarebbe impedito il diritto di voto. La maggioranza, invece, vorrebbe solo una censura.

La Russa, dal canto suo, si dice “dispiaciuto” ma ribadisce di non aver offeso Fini e comunque di essere stato ieri, quando è uscito a piazza Montecitorio, “vittima di un’incredibile aggressione organizzata”. Ma, al di là delle sanzioni, la condanna politica per il coordinatore del Pdl va oltre gli attacchi del centrosinistra. Bossi non gli risparmia ironia: “Doveva stare zitto, così si fa il gioco delle opposizioni. E poi se aveva paura, non doveva andare in piazza…”.

Una stoccata che si unisce ai mal di pancia dentro il Pdl. Oggi l’ex ministro Claudio Scajola, che comunque ha bloccato la raccolta di firme promossa dai suoi per chiedere le dimissioni da coordinatore e da ministro, torna alla carica sostenendo: ieri “alla Camera abbiamo visto uno spettacolo non degno”.

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