L’Italia festeggia i suoi 150 anni. Fischi per Berlusconi, protesta a Lampedusa

di Redazione

 ROMA.Dopo la notte di festeggiamenti, musica, spettacoli tricolori, non fermata dal maltempo, giovedì mattina Roma siè fermata, insieme a tutta l’Italia, per cantare l’Inno di Mameli e celebrare i 150 anni di Unità.

Nella Capitale si è cominciato con l’alzabandiera all’Altare della Patria: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (accompagnato da tutte le più alte cariche istituzionali dello Stato) ha reso omaggio al Milite Ignoto. E cantato l’Inno di Mameli. Con lui tutte le persone accorse numerose in piazza Venezia, nonostante il tempo molto incerto.Il presidente si è recato poi al Pantheon: lì ha deposto una corona di alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Presenti anche alcuni eredi Savoia.

Subito dopo, al Gianicolo, Napolitano, salutato da una batteria d’artiglieria che ha eseguito 21 salve di cannone, ha scoperto il monumento equestre (appena restaurato) di Anita Garibaldi e Giuseppe Garibaldi, e quindi ha inaugurato il nuovo Parco degli Eroi, soffermandosi sul Muro del Belvedere sul quale è stata è scolpita la Costituzione della Repubblica Romana. Gli studenti del quartiere hanno scoperto le 83 emre dei garibaldini, anch’esse restaurate per l’occasione.

Non solo applausi, però, per il corteo presidenziale. Al Pantheon, c’è stata una prima contestazione: subito dopo l’ingresso delle autorità, da un balcone di piazza della Rotonda è stato infatti issato un grosso manifesto con la scritta “Io non festeggio genocidi, la vita è bella”, fatto togliere, un po’ bruscamente, da un uomo della sicurezza dopo pochi minuti. Poco prima dell’arrivo del presidente Napolitano, invece, un solitario contestatore ha fischiato l’ex erede al trono Vittorio Emanuele.

Fischi ancheper il premier Silvio Berlusconi che ha accompagnato Napolitano in tutte le tappe romanedella giornata di celebrazioni e omaggi. Appena arrivato al Museo della Repubblica romana, il Cavaliere è stato accolto da un coro di “Dimettiti, dimettiti”. Pochi minuti dopo, all’arrivo di Napolitano sono partiti invece applausi e incitamenti. Ma già prima al Gianicolo, qualcuno, rivolto a Berlusconi, gli aveva gridato: “Buffone”. E lui poco prima ai giornalisti aveva detto: “Oggi non rilascio dichiarazioni. Le lasciamo fare al Presidente della Repubblica”. Ma per il premier ci sono state anche urla di appoggio con “resisti, resisti”.

C’è stato anchel’omaggio delle Frecce Tricolori. La Pattuglia acrobatica nazionale dell’Aeronautica militare ha disegnato nel cielo di Roma il tricolore più lungo del mondo. “Un tricolore – aveva promesso lo Stato maggiore della Forza armata – che idealmente si estenderà dalla Capitale a tutto il Paese e unirà, da nord a sud, tutti gli italiani”. Le “Frecce”, dopo il decollo dall’aeroporto di Pratica di Mare, hanno sorvolato la zona dell’Altare della Patria intorno alle 9, in concomitanza con la deposizione della corona di alloro al Sacello del Milite Ignoto da parte del presidente Napolitano.

Dopo la visita al museo di Porta San Pancrazio, Napolitanosi è recatoalla Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove ad attenderlo c’era il cardinale Angelo Bagnasco che ha celebrato la santa messa per il 150°. Il momento più solenne e ufficiale alle 16.30, quando alla seduta congiunta delle Camere a Montecitorio, Napolitano pronuncia il suo discorso.

Ma c’è anche chi oggi è a lutto. A Lampedusa, l’isola a largo delle coste siciliane oggetto in questi giorni di continui sbarchi da parte di migliaia di profughi proveniente dall’Africa, le bandiere sono state messe a mezz’asta per protesta. Lo ha deciso il sindaco De Rubeis che a SkyTg24 dice: “Sarà una giornata di lutto perché stiamo assistendo all’agonia dei nostri operatori turistici”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico