Gli studenti del “Quercia” incontrano la scrittrice Mirella Merola

di Redazione

Mirella MerolaMARCIANISE. Con “Il resto della vita”, appassionato romanzo della giovane scrittrice Mirella Merola, continuano le giornate che il “Quercia” di Marcianise dedica al libro e, più in generale, alla diffusione della lettura tra le giovani generazioni.

Il liceo marcianisano, presieduto dal dirigente scolastico Diamante Marotta, ospiterà l’autrice in un convegno/dibattito con gli studenti, che, guidati dai docenti, si sono accostati con interesse ai temi sociali e civili veicolati dalle storie dei coprotagonisti del libro. Nata a Zofingen, un paesino della Svizzera, da genitori italiani, Mirella Merola è laureata in Materie Letterarie presso l’Università degli Studi di Cassino ed attualmente insegna Lettere. Proprio la condizione di figlia di emigranti è il centro propulsore dell’intera vicenda. L’esperienza personale diventa rappresentazione corale di un’intera generazione di bambini che negli anni ’60-’70 furono affidati ai parenti, con una conseguente disgregazione familiare quale prezzo da pagare, che ha preteso interessi spesso alti per i figli “abbandonati”. Il parallelismo che si crea tra la nostra passata condizione di emigranti e la presente condizione degli immigrati viene spontaneo e naturale e “la valigia con lo spago”, simbolo di chi lascia il proprio paese diventa il corredo di tutti quelli che, spinti dalla necessità, affrontano difficoltà sconosciute.

Dedicato a tutti coloro che stanno vivendo le stesse difficoltà che gli italiani hanno già vissuto e che, forse, il tempo o il benessere conquistato ha fatto dimenticare troppo in fretta, il romanzo ha inizio sullo sfondo di un paesino del Sud, devastato dalla fame e dalla miseria ereditati dal secondo conflitto mondiale. Marisa, una bimbetta di sei anni, viene destinata alle sofferenze di un orfanotrofio e il suo unico punto di contatto con la famiglia, sarà costituito dalla fitta corrispondenza con uno dei fratelli, che emigrerà prima a Milano e poi in America. Purtroppo l’orfanotrofio non sarà l’ultima sofferenza; altre tragiche esperienze, la morte di un fratello nelle miniere belghe di Marcinelle, l’abbandono forzato della figlia, segneranno indelebilmente la sua formazione e la sua vita. Il romanzo continua con una seconda parte che cede il ruolo di protagonista alla figlia Miriana, vittima di un rapporto spezzato che mai più si potrà ricucire e che le procurerà paure e sofferenze vissute fra le mura domestiche, fino a quando non troverà il coraggio di ribellarsi. La catastrofe della guerra si espande oltre la generazione che l’ha subita, da madre in figlia.

Lo scudo e il freno al dilagare del dolore, la famiglia, è il grande assente della nostra storia. Ad essa l’autrice si rivolge implicitamente in tutte le pagine, invitando ad una riflessione profonda il mondo della scuola che, privato del rapporto sinergico con l’istituto cardine della società ed esposta alla “concorrenza” dis-valoriale di tanta cattiva televisione, stenta a proporre modelli pedagogici credibili e, soprattutto, perseguibili.

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