Sinistra, la “compagna Rosa” scrive a Motta: “Rispettiamoci tra di noi”

di Redazione

Salvatore MottaSAN NICOLA LS. Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta, indirizzata a Salvatore Motta, della Federazione della Sinistra, già portavoce cittadino dei Comunisti Italiani, a firma di Rosa Scagliozzi, classe 1933, comunista ‘doc’ ed oggi tesserata Sel.

“Caro Compagno Salvatore, solo oggi mi è capitato sottomano il tuo volantino del 14/9/2010. Se Nichi Vendola, dopo una lunga libagione, come credo che sia capitato a te, dovesse asserire che Gramsci, Lenin,e Marx siano i ‘Suoi’ Gramsci, Lenin e Marx, lo scuserei soltanto pensando che l’alcool a volte possa fare brutti scherzi. Avere la Falce ed il Martello sul proprio simbolo non vuole assolutamente dire che i padri del Comunismo prima di morire abbiano nel testamento nominato, come unico erede, il signor Salvatore Motta in San Nicola la Strada.

Enrico Berlinguer, come tutti gli altri grandi che hanno fatto la storia del Partito Comunista Italiano, Togliatti, Longo, ecc., sono tutti patrimonio di ciascun compagno che ha creduto e crede al grande ideale che ‘nessun uomo al mondo deve essere sfruttato’. Poi, se hai letto il ‘Capitale’, gli scritti di Gramsci, del grande Berlinguer il cui ricordo in trenta anni dalla sua scomparsa ancora è vivo nel mio cuore, ti rendi conto che Vendola a buon diritto, come il compagno Bertinotti, può e deve prendere parte al rinnovamento del partito dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani senza lavoro, dei lavoratori senza contratto, senza sindacato, senza stipendio fisso,senza cassa integrazione, senza prospettive e senza futuro, poiché è questa la realtà che dobbiamo affrontare oggi.

E’vero quello che dici, dobbiamo affrontare con tutte le nostre forze il progetto del risanamento morale della società in cui siamo costretti a vivere, del risanamento dell’aria che respiriamo, della terra che dovrà ancora fornirci i frutti di cui si ciberanno i nostri figli e noi. Sono certa che Berlinguer, se fosse ancora in vita, non reputerebbe Vendola un falso mito di plastica (era troppo signore per esprimersi in modo così grossolano) ma certamente gli sarebbe amico e vicino al suo pensiero perché sarebbe cosciente di una realtà che nel giro di pochi anni ha cambiato il volto del mondo, che la classe operaia non è più quella di una volta, che i proletari non fanno più figli che erano la loro unica risorsa e che il padrone ormai ha il viso delle Banche e delle Multinazionali e che la Falce ed il Martello come la Croce sono simboli che i gioiellieri riproducono in oro più o meno massiccio da appendere a catenine più o meno pesanti sui seni più o meno finti di signore più o meno ingioiellate.

Compagni, se vogliamo essere uniti veramente, se vogliamo formare un fronte contro la valanga di fango che vuole ingoiarci, dobbiamo per primo imparare a rispettarci tra di noi, riconoscere il vero nemico e combatterlo con tutte le nostre forze perché esso e solo esso è mortifero per le nostre coscienze e per le nostre vite”.

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