Ruby doveva andare in comunità ma Berlusconi intervenne personalmente

di Redazione

 

MILANO. La notte del 27 maggio Ruby, la giovane marocchina il cui nome è stato associato ad alcune feste a casa del premier Silvio Berlusconi, doveva andare in una comunità protetta e non venire rilasciata.

Secondo quanto emerso nelle ultime ore, infatti, il pm del tribunale dei minori di Milano che era di turno, Annamaria Fiorillo, dispose che la ragazza venisse affidata a una struttura protetta in attesa di un intervento del Tribunale di Milano. Invece, arrivò una telefonata da Palazzo Chigi al capo di Gabinetto della Questura: era il presidente Berlusconi che chiedeva di lasciarla andare in quanto “parente di Mubarak” (il presidente egiziano, ndr.) e affidarla, anziché ad una comunità, ad un consigliere della Regione Lombardia. Infatti, alla minorenne marocchina venne permesso di andarsene in compagnia di Nicole Minetti, la 25enne ex igienista dentale di Berlusconi e attuale consigliere dell’amministrazione Formigoni.

In un comunicato diffuso nel pomeriggio di sabato 30 ottobre, la Questura di Milano precisa che la minore fu affidata alla Minetti con il consenso del magistrato di turno. La Questura ha fatto sapere che quella notte erano stati effettuati accertamenti per “reperire prontamente un posto disponibile presso una Comunità di accoglienza”. Tentativi “risultati infruttuosi”. E quindi essendo presente il consigliere regionale Minetti, venne informato il magistrato che, “preso atto della certa identificazione della minore”, acconsentì l’affido di Ruby.

“Sono schifato, ma determinato ad andare avanti”. E’ questo il commento indiretto di Berlusconi filtrato da telefonate avute con alcuni interlocutori.

Intanto, emergono nuovi particolari sugli eventi del 27 maggio. Quella sera il pm Fiorillo, contattato più volte dalla Questura, dispose innanzitutto di compiere accertamenti su chi fosse la ragazza, sprovvista di qualsiasi documento di identità. Documento che, nonostante le ricerche nell’appartamento che la giovane aveva detto di aver condiviso con l’amica che l’ha poi denunciata, non venne trovato. Vennero però prese le impronte di Ruby e si riuscì a risalire ai suoi dati anagrafici e a scoprire anche che il responsabile di una comunità in provincia di Messina dove doveva trovarsi, aveva denunciato la sua scomparsa. Vista la situazione il pm quella notte allora decise che la ragazza dovesse essere protetta e quindi collocata in una comunità. Invece, come si è visto, andò in un altro modo: il magistrato più tardi venne avvisato che era arrivata una telefonata con cui si avvertiva che la ragazza era la nipote di Mubarak e che sarebbe arrivato a prenderla un “consigliere ministeriale presso la presidenza del Consiglio dei Ministri”, è scritto negli atti.

Una settimana dopo, il 5 giugno, Ruby litigava con una sua amica brasiliana. Interveniva la polizia, la giovane veniva portata in ospedale e poi trasferita in questura perché minorenne. Si decideva di contattare il consigliere Minetti, visto che risultava affidataria,ma per due volte la donna non rispondeva e a quel punto arrivava il provvedimento per trasferirla in una casa-famiglia a Genova.

Nella sua informativa al ministro degli Interni Roberto Maroni, il questore Vincenzo Indolfi chiarisce che “nessun privilegio è stato concesso alla ragazza perché tutte le procedure sono state rispettate”. E Maroni si dice “pronto anche a riferirne in Parlamento”. Ma l’indagine della procura di Milano è tutt’altro che conclusa.

“Onestamente non voglio commentare né dire più nulla su questa vicenda”, ha aggiunto la Minetti. Ruby, invece, si trova a Genova dove sta preparando i festeggiamento per il suo 18esimo compleanno, il primo novembre. Sul suo rapporto con Berlusconi spiega: “Con il premier c’è stata conoscenza e non amicizia. Perché io do molto valore all’amicizia e non posso definire amico chi ho conosciuto solo per una sera”.

E nel frattempo si apprende che l’indagine della Procura di Milano per favoreggiamento della prostituzione è nata da due diversi spunti investigativi. Nell’inchiesta sono confluite le segnalazioni del Tribunale dei minorenni al procuratore aggiunto Piero Forno sui trascorsi della giovane e le indagini del pm Antonio Sangermano nate dopo il fermo di Ruby per il presunto furto di 3mila euro e alcuni orologi. Per la vicenda sono state sentite alcune amiche della ragazza che hanno riferito le confidenze che aveva fatto loro sul giro di personaggi importanti da lei frequentato e sulle serate a villa San Martino ad Arcore. A tutto ciò si è aggiunta la relazione della polizia sulle indicazioni ricevute la notte del fermo di Ruby e che hanno portato ad affidare la ragazza a Nicole Minetti.

 

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