Fini bacchetta Marchionne: “Fiat salvata dall’Italia”

di Redazione

Gianfranco FiniROMA.All’indomani delle dichiarazioni rilasciate dall’ad diFiat, Sergio Marchionne,secondo cuil’azienda torinese, senza l’Italia,”farebbe meglio”, non manco le polemiche.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante un incontro con gli studenti delle scuole superiori di Rovigo, commenta: “Marchionne sembra che abbia dimostrato, pur essendo italo-canadese, di essere più canadese che italiano”.Per Fini, è naturale che certe considerazioni le faccia un top manager canadese ma, sottolinea,”è un po’ paradossale che lo dica l’amministratore delegato della Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, perché se la Fiat è un grande colosso lo deve al fatto che è stato per grandissimo tempo il contribuente italiano, lo Stato, a impedire alla Fiat di affondare”.

Parlando di competitività, Fini ha ritenuto che”il nostro è un Paese che per mille ragioni ha una scarsa capacità di attrarre capitali, e competitività del lavoro. “A parte questa puntura di spillo – ha aggiunto – non è un paradosso che dica a noi, alla classe dirigente, attenzione perchè non abbiamo più la capacità di competere, di stare sul mercato con una concorrenza molto marcata?”.

Parlando della competizione data dalla globalizzazione, Fini ha sostenuto che “l’Italia deve sapere che non riuscirà a vincere la competizione puntando sulla quantità, deve farlo puntando sulla qualità”. Poi ha allargato l’orizzonte verso la crisi economica:”Tenere i conti pubblici sotto controllo per evitare di andare con le gambe all’aria non è un ‘pallino’ di questo governo, una necessità perchè altrimenti c’è la Grecia”, ha avvertito il leader di Montecitorio.

UIL: “FIAT E’ PERSA SENZA L’ITALIA”. Sul fronte sindacale, si fa sentire la Uil: “Il nostro Paese per la Fiat rimane uno dei migliori mercati europei. Senza l’Italia, non vedo dove la Fiat possa costruire le auto da vendere in Europa. L’importante è che Marchionne sia disposto ad accogliere le sfide, non solo a parlarne” dice il segretario Luigi Angeletti.

FIOM: “PARLA UNO STRANIERO”. Marchionne parla ‘come se la Fiat fosse una multinazionale straniera che deve decidere se investire in Italia’, attacca Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto della Fiom. Nemmeno gli altri sindacati apprezzano le parole dell’ad Fiat, che per Rocco Palombella della Uilm deve evitare di continuare a umiliare i lavoratori e il sindacato’, mentre per Bruno Vitali, responsabile Auto della Fim ‘Marchionne deve credere di piu’ nell’Italia e smettere di tenere tutti appesi’.

IDV: “ALLORA RESTITUISSERO I SOLDI PUBBLICI”. “Le affermazioni di Marchionne, sul fatto che la Fiat andrebbe bene senza l’Italia, sarebbero coerenti se l’amministratore delegato restituisse tutti soldi che l’Italia ha dato all’azienda. E se chiarisse, soprattutto, quanti soldi il nostro sistema bancario ha riversato e tuttora riversa sulla Fiat”. Lo afferma in una nota il responsabile lavoro e welfare dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi. “Marchionne – aggiunge Zipponi – non ha ancora risposto a tre domande fondamentali: come intende recuperare sul mercato italiano ed europeo con nuovi modelli e nuovi processi innovativi? Quali sono le alternative alla chiusura di Termini Imerese? Come pensa di saturare gli impianti italiani che oggi lavorano mediamente al 40% ? Altro che 10 minuti di pausa al giorno! La Fiat sta lavorando unicamente sulla riduzione dei salari italiani e sull’aumento dei carichi di lavoro. Esattamente l’opposto di quello fanno i tedeschi. L’Italia dei Valori, ancora una volta, chiede che la presidenza del Consiglio si occupi al pi presto della questione e che inviti Marchionne ad adottare, per il nostro Paese, lo stesso comportamento che ha in Usa”.

BONDI: “LA POLITICA DEVE INTERROGARSI”. Chi invece plaude alle parole di Marchionne è il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi. Frasi che suonano come un affondo a Fini: “Se l’Italia avesse ancora una classe dirigente nazionale degna di questo nome e dei leader politici autorevoli, si interrogherebbe a fondo sulle affermazioni di Marchionne. Ignorare o peggio polemizzare con una battuta paradossale

quanto allarmata di Marchionne significa far finta che i problemi non ci siano e che tutto possa continuare come nel passato. La sinistra lo può fare, tutti coloro che lavorano per il cambiamento e la modernizzazione dell’Italia no”.

CASINI: “MARCHIONNE HA RAGIONE”. Anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, dà ragione all’ad di Fiat. “Marchionne non ha una, ma cento ragioni, perché l’alternativa per i lavoratori italiani e che si richiuda la saracinesca delle imprese in Italia e si vada in Serbia e si delocalizzi. Per cui bisogna guardare in faccia la realtà, non illudersi che la realtà sia diversa”, ha detto Casiniparlando a Palermo.”Credo – ha aggiunto – che quando denuncia la perdita di competitività in Italia, Marchionne, purtroppo, dica una cosa sacrosanta, e non bisogna demonizzarlo. Mi piacerebbe dargli torto, ma non posso farlo vista la perdita di competitività del nostro Paese. E allora forse e’ meglio accettare le questioni poste da Merchionne”. Lo stabilimento di Termini Imerese, ha poi sostenuto Casini, “è sempre in cima ai nostri pensieri. Abbiamo parlato con il sindaco di Termini Imerese, e credo che il datore di lavoro e gli operai sono sulla barca: o si rivedono i tradizionali rapporti di lavoro, o la barca affonda”.

PD: “CARENZE DELLA FIAT NEGLI INVESTIMENTI”. Il Pd, invece, punta il dito contro “le carenze della fiat nelle politiche per gli investimenti, nella progettazione e produzione di modelli, nell’organizzazione produttiva”. Per Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro, “oltre a scaricare le responsabilità sui sindacati, Marchionne dovrebbe dire quali sono i contenuti del piano Fabbrica Italia. Il governo invece di stare a guardare dovrebbe finalmente mettere in campo una politica industriale per il settore auto. La Fiat ha sempre ricevuto denaro pubblico, così come è noto che è stata salvata, alcuni anni fa, dal sistema bancario italiano, e che la cassa integrazione attiva nelle fabbriche Fiat, da metà del 2008, è pagata dai contribuenti italiani”.

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