L’ombra dei casalesi sulla ricostruzione a L’Aquila: sei arresti

di Redazione

Guardia di FinanzaROMA. Il clan dei Casalesi aveva tentato di infiltrarsi negli appalti per la ricostruzione post terremoto a L’Aquila. Sei persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Roma, nell’ambito dell’operazione “Untouchable”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso e riciclaggio. 500 i finanzieri che hanno preso parte al blitz tra la Campania e il Basso Lazio.

Secondo le indagini condotte dai finanzieri del Gico del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, gli arrestati sono espressioni economiche del clan camorristico casertano, in particolare della fazione che fa riferimento a Francesco Schiavone detto “Sandokan”, con propaggini anche in altre Regioni d’Italia e in particolare nel Lazio, in Abruzzo e in Toscana. In pratica, i finanzieri ritengono di aver smantellato il braccio imprenditoriale dei casalesi.

L’operazione, inoltre, ha consentito di monitorare le infiltrazioni della camorra casalese nelle commesse per la ricostruzione della città de L’Aquila, intercettando colloqui telefonici con i quali gli arrestati disponevano l’invio del denaro necessario a finanziare le imprese costituite nel capoluogo abruzzese, per loro conto, con il fine di aggiudicarsi i lavori per la ricostruzione. Gli stessi avrebbero poi riciclato soldi per conto del clan e acquisito appalti grazie al sistema dei subappalti.

DITTA TRASFERITA DA FRIGNANO A L’AQUILA. Per ottenere appalti per la ricostruzione, era stata spostata da Frignano (Caserta) a L’Aquila la sede di una società facente capo ad un 37enne casertano. I pm Giovanni Conzo, Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera, insieme alprocuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, hanno sottolineato come sono state fondamentali le intercettazioni. In questo modo è stato per esempio possibile ricostruire il piano orchestrato dagli imprenditori abruzzesi e da quelli Casalesi per aggiudicarsi gli appalti. In particolare il 37enne, parlando con il collega aquilano, chiede: ”Ma voi come state situati? Riusciamo a fare i lavori, no?”. L’abruzzese risponde: ”Si, si, a farli si’, si puo’ fare anche per la zona di Ocre: e’ stata quella meno colpita”.

SEQUESTRI. Tra i beni sequestrati 21 aziende, una delle quali, la Gam Costruzioni, con sede a L’Aquila, già operante nella ricostruzione; 118 immobili, di cui due ville lussuose a Casal di Principe; 33 tra auto e moto, tra cui anche una Ferrari e una Chrysler; quote societarie per un valore nominale di 600mila euro; numerosi rapporti bancari. Contestualmente, eseguite 80 perquisizioni in uffici e abitazioni nella disponibilità degli indagati.

INDAGATI 4 FUNZIONARI DI BANCA. Tra gli indagati anche quattro funzionari di banca che, secondo gli inquirenti, “nella consapevolezza di agevolare l’attività dell’associazione camorristica, hanno favorito l’operatività degli imprenditori ‘intoccabili’ attraverso la concessione di finanziamenti ovvero consentendo sistematicamente l’effettuazione di movimentazioni sui conti correnti senza la previa autorizzazione dei titolari”.In questo modo, sarebbero state eluse anche le disposizioni antiriciclaggio in materia di segnalazioni per operazioni sospette. L’accusa per tre dei funzionari è quella di favoreggiamento, per un altro di concorso esterno all’associazione camorristica.

LE IMPRESE COINVOLTE LAVORANO ANCORA. 51, complessivamente, le persone denunciate per associazione a delinquere di stampo mafioso, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni e abusivo esercizio di attività finanziaria. Per gli inquirenti, l’organizzazione ha accumulato illecitamente con appalti e subappalti un ingente patrimonio nelle province di Caserta, Roma, Latina, L’Aquila, e Olbia-Tempio Pausania. Sempre dalle intercettazioni è emerso che il clan stava cercando anche di aggiudicarsi lavori per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. “Le imprese coinvolte in questo sistema stanno lavorando. Non sappiamo in che misura, ma sono tutt’ora operative”, ha sottolineato il procuratore de Raho.

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