Direttore Opg scarcerato, pm prepara ricorso su intercettazione inutilizzabile

di Redazione

Adolfo FerraroAVERSA. Adolfo Ferraro, il direttore dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, arrestato lo scorso novembre con l’accusa di favoreggiamento nei confronti del boss Giuseppe Gallo, fu scarcerato …

… perché un’intercettazione ambientale nel suo studio venne compiuta non con l’apparecchiatura della Procura della Repubblica, ma con strumenti di una ditta privata cui si dovette fare ricorso a causa di un problema tecnico. Le motivazioni della decisione, riferisce l’Ansa, sono state depositate ieri, dopo più di quattro mesi dalla scarcerazione, e il pm Pierpaolo Filippelli le sta ora studiando per valutare se ricorrere in Cassazione.

L’intercettazione, che per i giudici non è utilizzabile, è proprio quella più importante per l’accusa, secondo la quale Ferraro, sapendo che il boss era latitante, per farlo sottoporre ad una perizia che avrebbe dovuto attestarne l’incapacità di intendere e di volere, organizzò un incontro segreto tra Gallo e un altro medico. I carabinieri, invece, intervennero nel luogo dell’appuntamento e arrestarono il boss.

L’11 marzo 2009 Annalisa De Martino, convivente di Gallo, andò nello studio di Ferraro per preparare l’incontro. Mentre la donna saliva ci si accorse di un guasto nel sistema Mito, quello di cui la Procura si serve per le intercettazioni. Il pm autorizzò verbalmente i carabinieri a intercettare le conversazioni di Ferraro da un’auto parcheggiata nei pressi dello studio, ma questo sistema é stato bocciato dal Riesame.

“Si è verificata una evidente violazione della garanzia prevista dal legislatore – scrivono i giudici – perché, nonostante una situazione di oggettiva eccezionalità e contingenza che astrattamente avrebbe potuto legittimare il ricorso ad impianti di diverso tipo, non è stato adottato alcun provvedimento motivato del pm che ne desse atto e soprattutto che autorizzasse l’intercettazione con modalità diverse. La suddetta intercettazione ambientale è stata effettuata ricorrendo ad apparati esterni alla procura della Repubblica e la registrazione pertanto non è stata immagazzinata negli impianti interni alla Procura, senza che in proposito intervenisse il necessario provvedimento motivato del pm che tempestivamente autorizzasse o ratificasse quella deroga”.

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