Il lodo elettorale ed il lodo teverolese

di Redazione

 TEVEROLA. Il lodo elettorale partorito nell’ultimo Consiglio dei Ministri, l’operazione che in parole povere ha salvato l’affaire delle liste presentate tardi e presentate male in Lazio e Lombardia, fa di certo un effetto nauseabondo visto da Teverola.

In questa, che ormai è una città, l’ultima tornata elettorale fu segnata dall’esclusione della lista che era capeggiata da Biagio Lusini, sindaco uscente, perché ricca di qualche decina di firmatari della lista in più, attenzione non in meno, non firma false, né mancanza di firme o disdicevoli e spesso futili errori, no solo qualche firmetta in più.

In quella occasione la Legge, come giusto essa sia, fu implacabile, si andò alle elezioni con una sola lista e a nulla valsero le richieste di indulgenza, le scuse e le mortificazioni di chi riteneva di essere stato “democraticamente” calpestato. Non vi furono però sceneggiate, non si alzarono accuse a giudici e commissioni, non si urlò al colpo di stato, né alla rivolta di piazza. Semplicemente la gente, quella comune, tanta, decise, anche stavolta democraticamente di non andare a votare ed espresse il “lodo di Teverola”, facendo annullare le elezioni comunali e facendo arrivare i commissari prefettizi. Quanto sgomento davanti ai fatti delle ultime ore, ai polveroni della Polverini e alle minacce di Formigoni. Lusini incassò, oggi possiamo dire con eleganza, lo smacco ed ha atteso un anno prima di ripresentarsi in “singolar tenzone” all’evento elettorale.

Allora non ci furono decreti “salva-Lusini”, oggi che tutto è possibile, sono spuntate interpretazioni, pressioni, minacce, buffonate, non possiamo sapere se oggi la lista-Lusini di allora si sarebbe salvata, di certo il fatto dovrebbe far meditare tanti davanti ad una democrazia che talvolta per alcuni è più uguale che per altri.

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