Haiti: non muore la speranza, ma serve coordinamento

di Emma Zampella

 PORT-AU-PRINCE. C’è ancora spazio per la speranza ad Haiti dopo una settimana dal devastante sisma.

Si continua a scavare e a trovare persone vive: l’ultima in ordine di tempo una bambina di diciotto mesi, rimasta intrappolata sotto le macerie per tantissime ore. A scavare ci pensano proprio tutti, con ogni mezzo di fortuna, per salvare ancora delle vite. Intanto, dall’Italia Silvio Berlusconi fa sapere che c’è bisogno di maggiore coordinamento affinché arrivino in tempo gli aiuti ad Haiti. “Ci dovrebbe essere una autorità che coordina tutto, – ha detto il Cavaliere – ma finora questo non è accaduto”. E per far fronte a queste difficoltà gli aiuti piovono dal cielo. Le autorità statunitensi hanno infatti previsto il lancio di pacchi, contenenti materiale di ogni tipologia, proprio per evitare l’intasamento dell’aeroporto dell’isola. Si tratta di 14 milioni di pasti pronti e di 15mila litri di acqua potabile, paracadutati da un C17.

Per il momento l’area interessata sarebbe quella nord-est dell’isola, anche se, come fa sapere il colonnello americano, Leon Strictland, ben presto gli aiuti saranno lanciati anche su altre aree del territorio. “Ci sono aiuti di così tante organizzazioni che si accumulano all’aeroporto da aver creato un tappo” precisa il colonnello. Ma il caos perdura a Port-au-Prince, perché la disperazione cresce. Molti dei sopravvissuti si sarebbero attrezzati con barche rudimentali per muoversi verso le coste statunitensi, respingendo l’appello dell’ambasciatore haitiano, Raymond Joseph,negli Stati Uniti. “Se pensate di raggiungere gli Stati Uniti e che ogni porta vi sia aperta, non è vero. Vi intercetteranno in mare e vi rispediranno a casa”, ha detto l’ambasciatore. Anche se gli Usa non fermeranno l’arrivo temporaneo degli orfani per far si che siano adottati o affidati alle famiglie statunitensi.

Ma gli aiuti arrivano anche dall’Italia. È salpata infatti dal porto di La Spezia la portaerei “Cavour” che giungerà nell’area haitiana dopo una sosta tecnico-operativa in Brasile per il reperimento di uno staff medico brasiliano. Ma le critiche non mancano, in quanto, secondo alcuni, sarebbe bastata più una delegazione di militari a presidiare l’area, piuttosto di una nave da guerra. Anche le organizzazioni internazionali non si fermano e continuano la loro corsa alla salvezza, soprattutto dei bambini. Ad Haiti è giunta anche una somma di 50mila euro stanziato dalla Regione Campania, a sostegno di quei progetti che l’Unicef sta portando avanti per i bambini haitiani. “Auspichiamo che questo gesto venga seguito da altre Regioni italiane, e che si concretizzino gli auspici di solidarietà, ai quali stiamo richiamando l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica italiana” ha detto il presidente dell’Unicef italiana, Vincenzo Spadafora.

Ad aumentare sarà anche il numero dei militari americani. Saranno inviati ad Haiti, secondo quanto ha affermato l’Onu, 3500 caschi blu volti a frenare l’onda delle razzie portate a compimento dalle bande di sciacalli sul territorio. Si prende con la forza tutto ciò che è a disposizione. “Stanno rubando tutto quello che trovano, stoffe, scarpe da ginnastica”, testimoniano alcuni sopravvissuti. “Hanno già rubato il mio riso, il mio latte, i miei spaghetti”, racconta un anziano che è stato vittima degli sciacalli.

Come testimonia la Croce Rossa, episodi di questo genere terranno banco fino si lascerà spazio alla disperazione. Può essere combattuta solo con l’apporto di aiuti sul campo: nei prossimi giorni gli Stati Uniti distribuiranno 600mila razioni di cibo e da Washington il presidente Barack Obama ha chiesto che Usa, Brasile e Canada si uniscano nel fornire soccorsi. Si propongono nuove vie d’accesso alla capitale della piccola isola: ripristinare l’attività del porto è una di quelle fondamentali. Si tiene sotto controllo anche ciò che resta del palazzo presidenziale, sorvegliato costantemente dalle truppe americane.

Per non parlare della situazione degli ospedali. Secondo i medici che stanno apportando cure costanti, il rischio che si diffondano malattie ed epidemie a largo raggio risulta essere ancora più alto in queste situazioni di estrema precarietà. Le strutture sanitarie strapiene non permettono le cure necessarie alla popolazione: molti sono coloro che si sono visti amputare arti anche solo se fratturati per la mancanza di strutture, materiali e di competenza, utili a salvarli. E se anche in queste situazioni s riescono a tenere banco le polemiche, c’è la Francia che vuole sopprimerle per concentrarsi interamente sulla gestione degli aiuti. “Nessuno sta escludendo nessuno. L’America ha bisogno dall’Europa e viceversa. Il tutto senza polemiche”, dice il ministro francese per l’Europa, Pierre Lellouche.

Una conferenza internazionale avrà luogo a Montreal il 25 gennaio per aiutare Haiti a risollevarsi dopo il terribile terremoto che, secondo alcuni, è costato la vita a 200mila persone. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, la scorsa settimana, aveva proposto di realizzare una riunione dei donatori e aveva dichiarato che avrebbe voluto lavorare con Obama e con i leader brasiliani e canadesi per guidare la ricostruzione di Haiti.

Certo è che la presenza massiccia degli Stati Uniti, con migliaia di truppe schierate nella nazione caraibica e il controllo dell’aeroporto di Port-au-Prince, ha destato numerose polemiche non solo in Francia ma anche in Venezuela, con Hugo Chavez che ha accusato Washington di approfittare dell’emergenza terremoto per occupare il piccolo paese caraibico.

Terremoto ad Haiti – I VIDEO

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