Bari, maxioperazione contro clan Parisi: 83 arresti

di Redazione

Guardia di FinanzaBARI. Ben 83 persone ritenute affiliate ad una cosca mafiosa di Bari sono state arrestate all’alba di martedì dalla Guardia di Finanza, che ha inoltre sequestrato beni per un valore complessivo di 220 milioni di euro.

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, usura, riciclaggio, turbativa d’asta, e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

L’operazione “Domino” vede trai destinatari delle ordinanze di custodia cautelare (53 in carcere e 30 ai domiciliari), firmate dal gip su richiesta della Dda barese, ci sono il capoclan Savinuccio Parisi e il boss rivaleAntonio Dicosola, egemone dell’omonimo clan contrapposto agli Strisciuglio. Parisi, che da un po’ di tempo era tornato il libertà dopo aver scontato una pena definitiva in carcere di 14 anni, è ritenuto dagli investigatoriil leader carismatico di una frangia della mafia barese attiva soprattutto nel rione Japigia di Bari che nei primi anni ’90 era la principale piazza di spaccio della droga.

Assieme al boss sono finiti in manette: Battista Lovreglio, 51 anni, Giuseppe Sciancalepore, 54 anni, e Cosimo Fortunato, già noti alle forze dell’ordine eaccusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, traffico internazionale di stupefacenti, usura, turbativa d’asta e riciclaggio. Inoltre, Luigi Magrini, 37 anni, trasferito a Milano, e Francesco Martiradonna, 36 anni, figlio di Vito, e Francesco Calzolaio, 31 anni, e Nicola Iandolo, 40 anni, ritenuti corrieri della droga.

Ma non solo boss tra gli arrestati, ci sono anche alcuni cosiddetti “colletti bianchi”, quelli chefanno da tramite tra la criminalità ela politica. In primis, alcuni amministratori del comune barese di Valenzano, accusati di aver rilasciatoautorizzazioni amministrative per favorire l’attività imprenditoriale apparentemente lecita del clan Parisi. Dalle indagini, infatti,è anche emerso cheil clan era interessato alla realizzazione del Centro integrato universitario, una struttura tra le più grandi d’Italia capace di accogliere oltre 3500 studenti offrendo strutture didattiche d’avanguardia. L’organizzazione criminale aveva già ottenuto le autorizzazioni edilizie dal comune di Valenzano, servendosi, stando alle accuse degli inquirenti,dell’ex vicesindaco Donato Amoruso e dell’assessore Vitantonio Leuzzi, nonché dell’imprenditore Antonio Perilli, ritenuto uomo di fiducia del boss Stramaglia, che sarebbe stato agevolato dal clan nell’elezione a consigliere comunale di Valenzano.

Nel vortice giudiziario anche alcuni professionisti che avrebbero offerto la propria consulenza per favorire gli affari illeciti del boss: cinque direttori di banca, un notaio e due avvocati. Tra questi ultimi figurano, con l’accusa di riciclaggio, due noti legali del capoluogo pugliese: Gianni Di Cagno, ex componente del Csm, ex vicepresidente della Provincia, eOnofrio Sisto, anch’egli ex presidente della Provincia, e fratello di Francesco Paolo Sisto, deputato del Pdl e difensore del ministro Raffaele Fitto. Entrambi sono esponenti del Pd e, al momento,sono stati interdetti dall’attività professionale per due mesi.

Fra i beni sequestrati,una holding imprenditoriale del clan che operavaall’estero, la “Paradisebet limited”, con sede a Londra, che dal 2001, secondo gli inquirenti, avrebbe fatturato milioni di sterline con le scommesse su eventi sportivi in tutti gli angoli del mondo. Sequestrate, inoltre, quote della società “Sport&More”, attiva a livello internazionale nel commercio di abbigliamento sportivo, attraverso cui il clan avrebbe riciclato i propri guadagni illeciti.E ancora: 227 immobili tra ville, appartamenti a Bari e Montecatini Terme, capannoni industriali a Baricentro di Casamassima e a Mantova, circa 700 conti correnti bancari, 61 auto di lusso.

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